Il lago di Lacrime

Il lago di Lacrime


C’era una volta, tra le ombre delle Dolomiti, una storia sussurrata solo nelle notti più scure, quando i venti gelidi portano con sé l’eco di un passato avvolto nel mistero. È una storia di un amore così profondo e oscuro, che avrebbe cambiato per sempre il volto della montagna e l’anima di chiunque l’avesse ascoltata. Questa è la leggenda della principessa Misurina e di suo padre, il re Sorapiss, una storia di potere, capriccio e un terribile sacrificio.


Tra le vette delle Dolomiti, un tempo si ergeva un regno avvolto da una bellezza selvaggia e inquietante, regnava su queste terre il re Sorapiss, un uomo che, si diceva, fosse tanto forte quanto saggio, ma il cui cuore era prigioniero di un amore tanto dolce quanto crudele: l’amore per sua figlia, la principessa Misurina.

Misurina era una creatura di rara bellezza, con occhi come laghi di ghiaccio e capelli del colore dell’oro più puro, ma dietro quella grazia angelica si nascondeva un animo viziato, un cuore freddo come le nevi perenni che avvolgevano il regno. Cresciuta senza madre, con un padre che non sapeva dirle di no, Misurina era abituata ad ottenere tutto ciò che desiderava, nulla poteva soddisfarla a lungo, ogni dono, ogni lusso, ogni capriccio svaniva in fretta nella nebbia dell’indifferenza che la circondava.

Gli anni passavano e la bellezza della principessa non faceva che crescere, così come il suo disprezzo per le cose semplici e il suo desiderio per l’inafferrabile.

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Giunse infine il giorno del suo ottavo compleanno, un giorno che sarebbe stato ricordato con terrore e sgomento per le generazioni a venire. Misurina, nella sua fanciullezza capricciosa, aveva udito sussurri di un oggetto tanto meraviglioso quanto pericoloso: lo Specchio delle Fate, custodito gelosamente dalla fata del Monte Cristallo, si diceva che chiunque si specchiasse in quel vetro magico avrebbe potuto leggere i pensieri più nascosti di chiunque altro. Misurina, affascinata dall’idea di un simile potere, non poté resistere al desiderio di possederlo.

Re Sorapiss, nonostante la sua saggezza, non riusciva a dire di no alla figlia, sapeva bene che lo specchio era proibito, un oggetto di magia antica che nessun mortale avrebbe dovuto possedere, eppure, di fronte agli occhi supplicanti della sua bambina, si trovò incapace di negarle ciò che chiedeva. La paura di vedere il disappunto nei suoi occhi, la disperazione di non poter soddisfare ogni suo desiderio, lo spinsero a fare l’impensabile.

Deciso ad accontentarla, il re prese Misurina per mano e si avventurò verso il Monte Cristallo, dove dimorava la fata, la montagna era un luogo tetro e inospitale, con creste affilate come coltelli e gole profonde che sembravano condurre direttamente negli abissi del mondo. La fata, una creatura eterea di bellezza glaciale, li attendeva, consapevole dell'arrivo del re e della sua richiesta.

Quando Sorapiss espresse il desiderio della figlia, la fata non poté fare a meno di rabbrividire, sapeva che lo Specchio delle Fate era un oggetto pericoloso, capace di corrompere anche l’anima più pura, tuttavia, nel cuore della fata c’era un dolore antico, una ferita causata dalla luce implacabile del sole che devastava ogni giorno il suo giardino di fiori rarefatti, questi fiori, delicati e preziosi, erano tutto ciò che le rimaneva del suo mondo perduto.

Dopo un lungo silenzio, la fata parlò, la sua voce era come il sussurro del vento tra gli alberi spogli, avrebbe concesso lo specchio a Misurina, ma solo a un prezzo terribile: il re Sorapiss avrebbe dovuto sacrificare la sua umanità, diventando una montagna imponente, una barriera di pietra che avrebbe protetto per sempre il giardino della fata dai raggi del sole.

Sorapiss sapeva che quel patto era il preludio alla sua rovina, ma il pensiero di deludere la sua adorata figlia gli era insopportabile, accettò, pur con il cuore spezzato, il destino che gli veniva imposto, la fata, con un cenno del capo, concesse a Misurina lo specchio, e in quel preciso istante, il cielo sopra il Monte Cristallo si oscurò.

Misurina afferrò lo specchio con avidità, i suoi occhi brillavano di una luce febbrile mentre lo contemplava, la magia racchiusa in quell’oggetto le scorreva tra le dita come un fuoco freddo, non si accorse nemmeno di ciò che stava accadendo al padre, troppo presa dalla sua nuova meraviglia.

Il re Sorapiss, intanto, cominciò a mutare: la sua pelle si irrigidiva, i suoi muscoli si trasformavano in roccia dura come il diamante, il suo respiro si faceva sempre più pesante, fino a diventare il gemito sordo della montagna stessa. I suoi occhi, un tempo pieni di amore, si velarono di pietra, ma non prima di aver versato le sue ultime lacrime.

Quelle lacrime, cariche di disperazione, sgorgarono dalla nuova montagna con la forza di due torrenti, scendendo lungo i fianchi della roccia, inondarono la valle sottostante, formando un lago dalle acque cristalline, il cui colore rifletteva tutte le sfumature delle lacrime versate. Ma Misurina, nel suo egoismo, non si accorse di nulla.

Infine, in un tragico colpo del destino, la principessa si trovò in cima alla nuova montagna, il Sorapiss, e guardando giù dall’alto del crepaccio, fu colta da una vertigine improvvisa, il suo piede scivolò, e cadde nel vuoto, scomparendo nel silenzio delle profondità. Lo specchio, scivolato dalle sue mani, si frantumò in mille pezzi, ognuno dei quali rifletteva il cielo e la terra in un caleidoscopio di colori spettrali.

Nel luogo dove Misurina trovò la morte, il lago si riempì delle lacrime del padre, diventando un monumento eterno al dolore e al sacrificio, quei frammenti di specchio, trasportati dai torrenti, si depositarono sul fondo del lago, donandogli una bellezza irreale, fatta di mille riflessi cangianti.

Il Lago di Misurina, così chiamato in memoria della principessa, divenne un luogo di mistero, avvolto in un silenzio che parlava di un amore tragico e di un desiderio che aveva portato alla rovina.

Si dice che, nelle notti più scure, quando la luna è coperta dalle nubi, si possano ancora sentire i lamenti del re Sorapiss, intrappolato per l’eternità nella sua forma di montagna, mentre veglia sul lago che porta il nome di sua figlia. E a chi osa avvicinarsi troppo, lo specchio infranto mostra ancora le ombre dei pensieri più reconditi, un monito a non lasciarsi mai consumare dal desiderio e dall’egoismo.

Così finisce la leggenda del Lago di Misurina, un luogo che non è solo bellezza, ma anche tragedia e mistero, dove ogni riflesso racconta una storia di lacrime e sacrificio, sussurrata dal vento tra le cime delle Dolomiti.


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