L’ascia e lo scudo: il segreto della fondazione di Asciano

Nel cuore delle Crete Senesi, tra colline che sembrano onde pietrificate e silenzi che raccontano storie antiche, c’è un borgo il cui nome risuona come un enigma: Asciano. Un nome che evoca leggende e misteri, un luogo dove la storia si confonde con il mito e dove, ancora oggi, si sussurrano vicende straordinarie.

L’ascia e lo scudo il segreto della fondazione di Asciano


C’erano due fratelli, figli di un dio, nati da una tragedia, erano Senio e Aschio, i figli di Remo, l’uomo che non avrebbe dovuto sopravvivere, si diceva che avessero ereditato dal padre il senso della giustizia, ma anche un destino oscuro. 

Dopo la fuga da Roma, inseguiti dalla furia di Romolo, trovarono rifugio in una terra lontana, un luogo dove il primo re di Roma non avrebbe potuto trovarli e in quei posti fondarono una città, Siena, e lì si stabilirono, e questa è un’altra storia che abbiamo già raccontato

La nostra storia parte proprio dalla fine della leggenda sulla fondazione di Siena, perché nella nuova città Aschio non si trovava bene, il suo spirito irrequieto la trovava una gabbia, una prigione da cui presto avrebbe dovuto fuggire.

Aschio non era come Senio, era  diverso, perché mentre il fratello costruiva mura e torri, lui sognava il vento libero tra gli alberi e il mormorio dell’acqua che scorre lenta, e una notte, senza dire nulla a nessuno, prese un’ascia e se ne andò, seguendo il richiamo di qualcosa che nemmeno lui sapeva spiegare.

Camminò per giorni, attraversando colline e vallate, fino a quando non giunse in un luogo che sembrava parlargli, era una terra fertile, dove tre corsi d’acqua si univano in uno solo, come se fosse il cuore di un antico respiro, una grande quercia dominava il paesaggio, le sue fronde sembravano sfiorare il cielo, e il silenzio era così profondo che si poteva quasi sentire la terra sussurrare.

Aschio si fermò sotto quella quercia e capì che quello era il posto che stava cercando. 

Ma i tempi erano quelli in cui nulla si decideva senza il consenso degli dèi, così alzò la sua ascia e la scagliò verso il tronco della quercia, chiedendo un segno. L’ascia volò nell’aria, dritta e precisa, e si conficcò nel legno con un suono sordo e definitivo.

Un attimo dopo, qualcosa si mosse tra le fronde, con un rumore simile a un mormorio, un oggetto cadde a terra. Aschio si avvicinò e lo raccolse. Era uno scudo, antico e segnato dal tempo, ma ancora saldo, lo scudo portava inciso un simbolo, un intreccio che pareva un labirinto o forse una mappa.

Per Aschio, non c’era dubbio: gli dèi gli avevano parlato. 

Quel luogo era sacro, destinato a diventare una città, per cui prese il suo bastone e tracciò i confini del futuro insediamento intorno alla quercia, segnando ogni punto con una pietra. Le popolazioni che abitavano le colline vicine, ancora legate a riti arcaici, videro in lui un segno del divino e lo seguirono.

Così nacque Asciano, le prime costruzioni furono semplici: capanne di legno, un piccolo tempio e, al centro, la rocca che sarebbe diventata il cuore pulsante del borgo. Ma non era solo il luogo a rendere speciale Asciano, era lo spirito di Aschio, il suo dono di insegnare, di far crescere, insegnò ai suoi nuovi concittadini a coltivare la terra, ad allevare il bestiame, a trasformare il latte in formaggio. E sotto la sua guida, la città fiorì e fu sempre amica di Siena.

Ma il mistero non finì con la fondazione. Lo scudo, che Aschio aveva trovato sotto la quercia, rimase al centro delle leggende del borgo, c’era chi diceva che fosse magico, che proteggesse Asciano da ogni invasione, che il suo simbolo nascondesse un segreto. Nessuno sapeva esattamente da dove provenisse, ma si vociferava che fosse stato lasciato lì da un popolo molto più antico, forse gli Etruschi, che avevano camminato su quella terra molto prima di Aschio.

E così, mentre Siena continuava a crescere, protetta dalla forza di Senio e dalle sue mura imponenti, Asciano rimase un luogo di pace e laboriosità, un rifugio dove la terra incontrava il cielo e l’uomo dialogava con gli dèi, le due città, legate dal sangue dei fratelli e dal destino comune, si guardarono da lontano come specchi di una storia antica, nata tra le pieghe della tragedia e forgiata dal coraggio.

Roma, che aveva dato loro i natali e il dolore, restava un’ombra lontana, mentre Siena e Asciano, figlie di Remo, continuavano a raccontare, con le pietre e i campi, la leggenda di un’ascia che volò verso una quercia, di uno scudo caduto dal cielo e di un destino che nessun dio avrebbe potuto spezzare.

Un destino che, ancora oggi, vive tra i colli, nel vento che attraversa le Crete Senesi e nei sussurri che si perdono tra le mura di queste due città, eterne come il mito stesso.

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