La leggenda della Corona Ferrea - La trilogia di Teodolinda

La leggenda della Corona Ferrea - La trilogia di Teodolinda


La storia è piena di oggetti magici e leggendari su cui racconti e cronache hanno ricamato le più strane e incredibili storie, da Excalibur al Santo Graal, esistono una serie di manufatti che vanno al di là della loro reale storia. A Monza è conservata una reliquia potentissima che si dice essere l’unione del potere terreno e divino, questa è la storia dell’origine della Corona Ferrea della Regina Teodolinda.

Tempo di lettura 4 minuti - Puoi anche ascoltare la storia dalla Voce dell'Alchimista, video in fondo al racconto, oppure tramite il Podcast di Amazon

Ogni città ha i suoi simboli, pezzi di storia che ne rappresentano le origini e l’anima profonda e per Monza nulla è più importante del rapporto con la Regina Teodolinda, tanto che lei è ancora presente in città, essendo stata sepolta nel Duomo da lei fatto costruire, ma non solo.

La trilogia di Teodolinda - Prima puntata: La costruzione del Duomo di Monza

All’interno della chiesa, insieme al Tesoro della regina Teodolinda, c’è un piccolo ma potentissimo oggetto, una semplice fascia di ferro e oro, che però ha rappresentato per più di sedici secoli l’unione tra il potere terreno e quello divino, un manufatto che raccoglie in sé la potenza millenaria del mito.

Per comprendere l’importanza della Corona Ferrea, è necessario fare un passo indietro e iniziare il racconto dal principio.

Siamo nel 326 e Elena, che in seguito diverrà Santa, madre di Costantino, il primo imperatore cristiano, parte per un lungo viaggio in Palestina alla ricerca della croce di Gesù, che si diceva fosse sepolta sul Golgota.

La Santa Croce non venne ritrovata, ma Elena, scavando nella montagna, trovò qualcosa di altrettanto importante. Quando tornò dal viaggio, portò con sé due chiodi, secondo altre fonti i chiodi sarebbero stati quattro, uno venne saldato come un diadema sull’elmo di Costantino, l’altro era stato usato per forgiare il morso di un cavallo, affinché proteggesse l’imperatore in battaglia.

Due secoli dopo, il chiodo inserito nell’elmo di Costantino fu donato da papa Gregorio I alla regina Teodolinda, che lo mise nella Corona Ferrea che, da quel momento, acquistò un fortissimo valore simbolico per tutti i re, collegandoli direttamente a Dio.

La corona era un simbolo potentissimo, perchè univa l’incoronato che, come uomo era naturalmente fallace, al divino, a Dio, che in quanto infallibile, ne guidava le decisioni ed era per l’uomo una responsabilità ed una ricompensa, un dono di Dio.

Per questi motivi la Corona Ferrea fu utilizzata per per incoronare molti regnanti d’Italia, dagli Imperatori del Sacro Romano Impero, a Carlo Magno, da Federico Barbarossa, a Carlo V fino a Napoleone Bonaparte, che il 26 maggio 1805 la indossò a Milano, proclamandosi Re d’Italia e pronunciando la frase:

«Dio me l’ha data, guai a chi la tocca»

Successivamente anche durante il regno dei Savoia, la Corona Ferrea rimase simbolo dei sovrani italiani, tanto da finire nello stemma ed esposta al pubblico: durante i funerali di Vittorio Emanuele II e di Umberto I, ma non fu mai utilizzata nelle incoronazioni, perchè la discendenza maschile dei Savoia era stata scomunicata. 

Qualunque sia stata la sua vera origine, il valore simbolico acquistato dalla Croce Ferrea, per il suo legame sia con la morte di Cristo sia con il primo imperatore cristiano, la fece diventare la massima rappresentazione del potere regale in Italia e non solo.




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