Far passare un ponte in un posto poco accessibile e sopra un fiume impetuoso è molto complicato, lo sanno bene gli abitanti di Lanzo che, per terminare il lavoro, chiesero aiuto al Maligno in persona, ben consci del prezzo che avrebbero dovuto pagare
Tempo di lettura 2:30 minuti - Puoi anche ascoltar la storia dalla Voce dell'Alchimista, video in fondo al racconto
Il fiume Stura nasce con il nome di Stura di Ala e corre impetuoso fino a raggiungere la zona del comune di Ceres dove si unisce con la Stura di Valgrande e prende il nome di Stura di Lanzo, in questo tratto raddoppia le dimensioni, ma non rallenta.
Quando la Stura attraversa il centro abitato di Lanzo, passa in una stretta gola con alte pareti a precipizio scavate dalle acque fin dai tempi preistorici.
Ne sanno qualcosa gli abitanti di Lanzo Torinese che in tempi passati - attorno alla metà del 1300 - hanno provato con molte difficoltà a costruire un ponte, narra la leggenda di come avessero per ben due volte completato la costruzione del ponte e che per altrettante volte questo fosse crollato, lasciando lo sconforto in città, dato anche il costo per la posa in opera, si dice circa 1400 fiorini dell’epoca.
Avendo assistito agli infruttuosi tentativi degli abitanti di Lanzo e pregustando la facile ricompensa, il Diavolo in persona si propose di costruire un ponte che non sarebbe mai crollato, ma in cambio avrebbe preteso l’anima del primo che lo avrebbe attraversato
Gli abitanti accettarono l’offerta ed il ponte fu edificato lungo 65 metri ed a 16 metri dalle acque ribollenti del fiume e, quando la costruzione fu completata, come abbiamo visto in altre occasioni, si fece passare per primo un cagnolino, beffando il Malvagio.
Il Diavolo, infuriato per l’affronto subito, sbatté con violenza le sue possenti zampe sulle rocce lì nei dintorni, formando le caratteristiche “Marmitte dei Giganti”, visibili ancora oggi dietro la Cappella di San Rocco che si trova all’imbocco del ponte dalla parte di Lanzo.
Esiste una seconda storia sulle Marmitte dei Giganti” che definisce queste depressioni nel terreno niente altro che le parole utilizzate dal Malvagio per alimentare i suoi collaboratori durante l’edificazione della struttura.
Queste leggende sono molto affascinanti, anche se è risaputo che le caratteristiche “Marmitte dei Giganti” sono fenomeni naturali (sono profonde depressioni a forma di pozzo nelle rocce), dovuti all’azione vorticosa che l’acqua ha sulle rocce e non create per un qualche intervento demoniaco.
Stesso discorso per il nome Ponte del Diavolo che fu dato al Ponte del Roc, probabilmente per il sentimento di stupore per l'arditezza di tale opera (e non solo, molti sono i ponti del diavolo di cui abbiamo raccontato la storia - sotto trovi le storie): le evidenti difficoltà tecniche legate alla costruzione di tali meraviglie trovavano immediata spiegazione se affidate alle capacità soprannaturali del demonio.
Gli altri ponti del Diavolo
- Il Ponte del Diavolo di Borgo a Mozzano
- Il Ponte del Diavolo a Torcello
- Il Ponte del Diavolo di Cividale
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