Il mistero del treno scomparso nel tunnel: la leggenda nera del 1911

Treno scomparso nel tunnel nel 1911 con 106 passeggeri a bordo

Quella del treno scomparso nel 1911 non è solo una leggenda, ma un vuoto. Un buco nero nella realtà. Una di quelle storie che cominciano come un fatto di cronaca e finiscono per sbriciolarsi nell’ombra, tra nebbie che non sono nebbie, e silenzi che sembrano pensati per nascondere qualcosa. Qualcosa che non dovrebbe esistere.

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Si chiamava “Zanetti”. Era una compagnia ferroviaria dell’epoca, orgogliosa della propria reputazione. Il 14 luglio del 1911, sotto il sole pulito dell’estate romana, la società decise di inaugurare un nuovo convoglio turistico lungo la linea Roma-Milano.

Un treno elegante, moderno, rifinito in ogni dettaglio. Vetture lucide, personale selezionato, champagne a fiumi e violinisti che passavano da una carrozza all’altra. Centosei viaggiatori a bordo, scelti tra la borghesia ben vestita e le famiglie del personale. Un viaggio lento, studiato apposta per far gustare il paesaggio, mentre colline, filari e campagne si succedevano come in un dipinto.

Ma c’è un momento, preciso e irripetibile, in cui le cose si inclinano.

Successe quando il treno raggiunse un tratto collinare tra l’Emilia e la Lombardia. Lì, incastonato nella roccia, c’era un tunnel. Il più lungo mai scavato fino ad allora. Un orgoglio dell’ingegneria civile italiana, un passaggio buio e diritto sotto la montagna. Nessun segnale di pericolo, nessuna anomalia. Solo ferro, pietra, e l’ingresso nero che si apriva nella parete.

Il treno entrò.

E non uscì più.

Un attimo prima, il suono delle ruote sui binari. L’attimo dopo, il nulla. Solo una nebbia bianca, fitta, come se la montagna stessa si fosse svegliata, e l’avesse inghiottito.

Solo due persone non vennero ingoiate. Due passeggeri, i cui nomi nessuno ricorda. Uno dei due, tempo dopo, parlò con un giornale. Raccontò di aver percepito un suono strano, un ronzio continuo, profondo, come di un alveare meccanico, e di essersi sentito... minacciato. Ma non sapeva spiegare da cosa. Non sapeva neanche perché, ma insieme a un altro sconosciuto, si era gettato giù dal treno. Proprio un attimo prima che tutto svanisse.

Il resto, silenzio.

La Zanetti, dicono, fece di tutto per insabbiare. Un disastro così avrebbe fatto fallire chiunque. Operai, polizia, tecnici: cercarono per giorni. Nulla. Nessun vagone, nessuna traccia. Solo pietra e buio.

Il tunnel venne chiuso. E poi, nel 1915, una bomba durante la Grande Guerra lo fece saltare. Di proposito o per caso, nessuno può più dirlo. Ma così finì ogni possibilità di esplorazione.

A quel punto comincia la leggenda. Perché da lì in avanti, il treno ricomincia a comparire. Ma non dove e quando dovrebbe.

Mosca. Chernobyl. Sebastopoli. Balcani. Norvegia. Ogni tanto, qualcuno giura di averlo visto: un treno d’altri tempi, silenzioso, sospeso. A volte in corsa. A volte fermo.

E non basta.

A Modena, in un manoscritto medievale, si parla di una "macchina a vapore lunga tre carrozze" apparsa dal nulla, con a bordo "gente rasata e vestita di nero". Troppo anacronistico per essere una svista.

Nel 1840, a Città del Messico, uno psichiatra scrive nei suoi diari di un gruppo di 104 italiani, “vestiti in modo strano”, che sostenevano di essere su un treno in viaggio. Li ricoverò per isteria di massa. Poi scomparvero. Anche dalle carte.

29 ottobre 1955, Ucraina, Zavalichi. Una notte, un ferroviere giura di aver visto un treno comparire sui binari. Vecchio modello, silenzioso. Si muoveva come se non toccasse il suolo.

Tutti episodi isolati. Tutti non verificabili. Eppure… troppo numerosi per essere solo coincidenze.

Nel tempo, c’è chi ha provato a indagare. A cercare una spiegazione. Una falla spazio-temporale, un portale, un’illusione collettiva. Ma non c’è nulla da trovare. Nulla da afferrare.

Eppure una cosa resta.

106 persone non spariscono nel nulla senza lasciare traccia. Non tutte insieme. E se davvero fosse stato solo un mito, qualcuno – un parente, un giornale, un’autorità – avrebbe dovuto protestare, denunciare, cercare.

Invece, niente.

Solo silenzio. Come se quel treno fosse stato risucchiato non solo dallo spazio, ma anche dalla memoria.

E allora ci si chiede: possibile che non sia mai esistito?

Possibile che il tunnel fosse solo un simbolo?

Forse no. Ma una cosa è certa.

Nel nostro immaginario, un treno che entra in una galleria e non esce più, è una figura troppo precisa, troppo inquietante, per essere solo una favola.

È l’archetipo perfetto di un passaggio. Un varco. Un confine.

Tra ciò che siamo disposti a sapere.

E ciò che abbiamo deciso di dimenticare.

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11 Commenti

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    1. Beh più leggenda che storia, come ha detto un altro commentatore non ci sono prove, solo racconti riportati

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    2. Ma che fantasia malata, nella grande guerra nessun tunnel ferroviario in Lombardia è stato bombardato o distrutto e come metti a tacere i parenti dei presunti scomparsi ?.
      Cercate la società Zanetti nei libri di carattere ferroviario

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  2. Beh non ci sono prove storiche, solo racconti

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    1. si vero, a me però è piaciuta la storia, senza pormi troppe domande :-)

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  3. Le ferrovie che collegano direttamente Emilia e Lombardia sono tutte in piena Pianura Padana, quindi privi di gallerie, dove queste vi sono si raggiungono altre regioni come Liguria (linea dei Giovi, tuttora in servizio) e Toscana (Pontremolese, anche questa in servizio). Inoltre è impossibile che nel 1911 vi fossero diverse società ferroviarie dal momento che una legge del 1905 aveva istituito le Ferrovie dello Stato che avevano assorbito tutte le società preesistenti.

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  4. Mi sa di creepypasta bella e buona, e inventata molto di recente. Comunque è una storia molto affascinante direi. Complimenti per l'idea e per il viaggio nello spaziotempo. Ma vi sono molte incongruenze, come già segnalate sopra:

    1) Sulla Bologna-Milano, e nello specifico tra Emilia e Lombardia, non c'è mezza galleria perché semplicemente non ve n'è bisogno: il territorio è pianeggiante. L'ultima galleria si trova nel comune di Vergato (BO), ed è la galleria Riola, fra le stazioni di Riola e Carbona (1.384 m). Già, perché fino al 1934, anno di apertura della tratta Prato-Bologna via S.Benedetto Sambro, la Bologna-Firenze proseguiva via Pistoia e poi sulla ferrovia porrettana. E a tal proposito...

    2) Alcune gallerie su questa linea, la più vicina al confine emiliano-lombardo, anche se al confine tosco-emilano, sono lunghe anche 2 km. Poca roba già per l'epoca in verità. Perché qui si parla di galleria superlunghissima per l'epoca: già esistevano (solo riguardanti l'Italia) i tunnel ferroviari internazionali del Fréjus (13,6 km) e del Sempione (19,8 km). Se si ci si vuol riferire alla Grande Galleria dell'Appennino, sulla Bologna-Firenze "direttissima", fra le stazioni di S.Benedetto Sambro-Castiglione Pepoli e Vernio-Montepiano-Cantagallo, essa ha una lunghezza da record per l'epoca (18,5 km)... Ma, come detto, è stata aperta nel 1934: 23 anni dopo gli eventi narrati.

    3) Questo tunnel da record, solo per una zona collinare, appare piuttosto curioso. Curioso come l'espediente narrativo del bombardamento durante la 1a guerra mondiale che, se da un lato paia giustificare la sparizione dello stesso, dall'altro crea più dubbi che altro: siamo lontanissimi dal fronte di guerra italiano, ma proprio di parecchio. Siamo dalle parti fra Piacenza e Cremona e il fronte arrivava al massimo al Veneto centro-orientale. Di bombardamenti aerei manco a parlarne... Ed a proposito della chiusura...

    continua dopo

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    1. seguito del messaggio di sopra (diviso perché troppo lungo)

      4) Tra Emilia e Lombardia, dove passa la Roma-Milano, scorre il Po: a cosa servirebbe un lunghissimo tunnel collinare? Sottolineo il collinare perché dovrebbe superare in lunghezza anche i valichi ferroviari alpini tipo Fréjus, per un po' di collinette. E quanto al Po beh, scorreva sotto il fiume? Si diceva della chiusura: quindi, vista la fama sinistra, il tunnel semplicemente lo chiudi e lo abbandoni? Quindi non serviva a nulla e si potevano bypassare le colline? E i treni che vi sono passati prima? E quelli dopo, sulla Bologna-Milano, in attesa della costruzione della variante in superficie?

      5) Di questa società Zanetti, anzi, La Zanetti, non vi è traccia da alcuna parte. Tenendo presente che nel 1905 nacquero le FS, che presero in gestione tutta la rete, al massimo si può ipotizzare di una compagnia sullo stile della CIWL, internazionale ed operante anche in Italia, che gestisce i vagoni letto e le carrozze ristorante. Ma una compagnia italiana che inaugurasse treni turistici (costruttrice?) e li gestisse proprio sulla principale linea, la Roma-Milano, è un'ipotesi molto molto tirata. Come ha detto sopra l'utente E.424.005 le FS, 6 anni prima, avevano assorbito tutte le compagnie che gestivano localmente l'ossatura della rete nazionale. Ribadendo: nessuna notizia su questa Zanetti (nome, comunque, plausibile, va ammesso), salvo rimandi a questa sparizione del 1911.

      6) Zavalichi (o Zavaličy, o in altre forme di traslitterazione al cirillico ucraino) non ha dato risultati. Vabbè, è un dato minore. Il nome è plausibile per l'Ucraina e, del resto, esiste una marea di stazioni nei paesi dell'ex URSS, riferibili a piccoli villaggi, che difficilmente si trovano su Google se non con complesse ricerche.

      Comunque, molto affascinante come idea e come creepypasta. Vi suggerieri, visto che siamo nel 1911, di utilizzare una delle 4 gallerie appenniniche della ferrovia porrettana (Bologna-Porretta-Pistoia) come proscenio: ricordatevi che la tratta Prato-S.Benedetto-Bologna ancora non esisteva e che la ferrovia porrettana è molto suggestiva paesaggisticamente: una delle sue gallerie sarebbe perfetta per ambientarci una storia misteriosa del genere.

      Nota: molto bella l'idea di sbucare, oltre che nel tempo, anche nello spazio: in mezza Europa e perfino in Messico. Figo. Noto altresì parecchi riferimenti all'Ucraina: oltre a Černobyl (anzi, alla stazione di Prypjat, aka "Janiv"), c'è pure Sevastopol (in Crimea) e questo misterioso villaggio, così al dettaglio, di Zavalichi (che molto probabilmente esiste). Che l'autore della creepypasta sia ucraino?
      PS: se poi la storia ha creato un paradosso temporale fra due realtà quantiche parallele il discorso cambia :-) magari esiste un'Italia parallela in cui ci sono gli appennini fra Piacenza e Codogno, nella 1a guerra mondiale il fronte è arrivato a Cremona, ed esisteva questa "La" Zanetti. :-) Si ma, perché questo "La"?

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  5. Visitate il mio blog...ciao amico:-)

    https://misterieprofezie.blogspot.com/

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