Il Cavaliere Inginocchiato: il fantasma del Castello di Santa Severa

Fantasma del Castello di Santa Severa tra luci misteriose e presenze inquietanti

Cominciò tutto con un colpo secco. Un bussare sommesso, ostinato, proveniente da una porta che non avrebbe dovuto esistere. E da lì, il silenzio cominciò a farsi più pesante.

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Il Castello di Santa Severa si affaccia sul mare come un vecchio che sa troppo. Lo vedi lì, immobile, con le sue pietre antiche consumate dal vento e dalla salsedine, addosso il peso di secoli e morti, e dentro... dentro qualcosa che ancora si muove.

Non è solo una sensazione. Non è leggenda. È una presenza. O, forse, più di una.

C'è chi parla di colpi alle porte, colpi netti, precisi. Poi il nulla. Nessuno dietro. Nessuno mai. Solo l’eco, e quel brivido sottile che ti corre lungo la schiena. Altri giurano di aver sentito passi. Passi lenti, calcolati, come quelli di qualcuno che conosce bene ogni sala, ogni corridoio, ogni angolo di quella fortezza. Qualcuno che non dovrebbe esserci.

Ogni castello ha il suo fantasma, dicono. Santa Severa ne ha più d’uno.

Costruito nel XIV secolo, lì dove un tempo sorgeva Pyrgi, l’antico porto etrusco, il maniero conserva più di un segreto. Alcuni sono finiti nei giornali — Libero, Corriere della Sera — per via delle testimonianze. Testimonianze vere. O almeno, vere quanto basta da far rabbrividire.

Come quella di un’ex operatrice museale. Una donna che, con la voce incrinata, ha raccontato:

«Più volte ho sentito bussare alle porte. Poi andavo a vedere, ma non c’era nessuno. Una volta... una volta mi sono sentita tirare i capelli. Stavo uscendo. Ho pensato a uno scherzo... ma ero sola. Completamente sola.»

E non è la sola.

Un operaio, una volta, ha riferito di aver sentito più voci insieme. Una confusione, una festa… sì, una festa in piena regola, nella vecchia ala del castello. Ma quando ha aperto la porta per entrare, ha trovato solo il silenzio. E polvere.

Non finisce qui. No, il Castello non è solo suoni e rumori. È anche luce. Luci fredde, bluastre, che scivolano da una stanza all’altra come ombre liquide. Sagome azzurre che attraversano la piazzetta e poi svaniscono. Presenze.

Gli archeologi sanno qualcosa. Forse non parlano, ma sanno. Perché scavando nel ventre del castello — alla Casa del Nostromo, in Piazza della Rocca — hanno trovato ossa. Tante ossa.

Un cimitero medievale. IX - XIV secolo. Oltre quattrocento sepolture.

La maggior parte nella nuda terra, con poche pietre a segnare il cranio. Alcuni, dentro sarcofagi di pietra. Tufo, travertino, marmo. Ma uno, uno in particolare, ha fatto rallentare il respiro a tutti.

Un sarcofago con un coperchio monolitico, una croce scolpita sopra. Dentro, uno scheletro adulto. Non disteso. Non supino. Girato sul ventre. Scomposto. Come se si fosse mosso. Come se avesse tentato di uscire.

I medici forensi hanno ipotizzato tutto: depredazione, morte apparente, un condannato sepolto vivo, una dannazione voluta. Ma non c’è certezza. E questo, nel Castello, è sempre il punto. Nulla è certo.

Un altro scheletro, questa volta di un giovane, è stato trovato con le braccia piegate, le mani sugli occhi. Come se non volesse vedere. Come se proteggesse lo sguardo da qualcosa. Dal buio? O da ciò che il buio nasconde?

Poi ci sono i fenomeni. I più recenti. Gli oggetti che si spostano da soli. Scaffali e scatoloni che cadono senza motivo. Rubinetti che si aprono. Voci che parlano e poi tacciono appena qualcuno si avvicina. Sussurri. Inviti.

Gli archeologi stessi ne sono stati testimoni. Gente con i piedi per terra, con anni di scavi e prove alle spalle. Gente che ha smesso di ridere. Perché certe cose accadono. E quando accadono, non ci sono manuali.

Qualcuno ha cercato di esorcizzare il passato. Un fantasma virtuale — un cavaliere medievale, proiettato nelle sale, guida per i turisti. Un’idea promossa dalla Regione Lazio. Multimediale, coinvolgente.

Ma anche di lui, oggi, non si sa più nulla. Sparito. Dissolto nel nulla.

Come se il Castello avesse voluto riprendersi anche quello.

Alla fine resta solo lui, il cavaliere.

Forse è il fantasma di quell’uomo inginocchiato, sepolto vivo. Forse no.

Forse sono tanti.

Forse sono le anime che non trovano pace.

E forse, se ci passi abbastanza tempo dentro, qualcosa inizia a guardarti.

E tu lo sai. Non lo vedi, ma lo sai.

Santa Severa non dimentica. Non perdona. E soprattutto, non dorme mai.

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