L’Eco di Maria Costanza

L’Eco di Maria Costanza

Ogni pietra ha una storia, ogni muro sussurra segreti, ma ci sono luoghi dove il tempo sembra essersi fermato, dove l’eco delle vite passate risuona ancora nei corridoi e tra le mura. La Rocca Sanvitale di Fontanellato, con i suoi affreschi e i suoi specchi, conserva una memoria che va oltre l’arte e la storia: custodisce un mistero, una presenza. Una bambina che non se n'è mai andata.

Era il 1124 quando la famiglia Pallavicino eresse la prima torre della Rocca Sanvitale, una fortezza che sorge come un baluardo nel cuore della pianura emiliana, il tempo trasformò quel bastione in una dimora nobiliare, grazie ai Sanvitale, che vi infusero bellezza senza intaccarne l’antico rigore. Così, pietra dopo pietra, il castello diventò una testimonianza vivente di un passato in cui la storia si intreccia con il mito.

A Fontanellato, tra i vicoli acciottolati, il borgo sembra vegliare sull’antica Rocca, circondata da un fossato ancora colmo d’acqua, ma non è l’acqua, e nemmeno il magnifico affresco del Parmigianino con il mito di Diana e Atteone, a catturare l’attenzione di chi visita il castello. È qualcos’altro, qualcosa che si muove tra le ombre e i silenzi delle sue stanze.

È Maria Costanza Ercolana Sanvitale. 

Questo il nome che emerge dalle pagine di una storia tragica. Nata il 6 settembre 1836, Maria Costanza era una bambina vivace e talentuosa, appassionata di disegno, canto e danza, una creatura luminosa, amata profondamente dai suoi genitori, Albertina e Luigi Sanvitale. 

Ma il destino è spesso crudele con chi è destinato a brillare. Il 13 aprile 1842, a soli 5 anni, 7 mesi e 7 giorni, la piccola Maria lasciò questo mondo, lasciando dietro di sé un vuoto che nulla avrebbe mai potuto colmare.

Le guide raccontano che è nelle sale della Rocca che Maria Costanza si manifesta, sono in molti ad aver udito il rumore di passi quando non c’era nessuno, o il suono lieve di una risata infantile che sembra provenire da stanze deserte, altri giurano di aver visto la sagoma di una bambina alla finestra della Sala da Ricevimento, con lunghi capelli neri e un abito bianco che spicca contro il vetro opaco. 

Una visione fugace, un’immagine che sembra dissolversi non appena ci si avvicina.

Una delle stanze più enigmatiche del castello è la Camera Ottica, un capolavoro d’ingegneria che riflette, attraverso un sistema di specchi, l’immagine della piazza antistante, ma c'è chi sostiene che non siano solo le immagini reali a comparire in quel gioco di luci: alcuni visitatori affermano di aver visto riflessa una figura che non c’era, una bambina dai capelli scuri che li osservava per poi svanire nel nulla.

Un’altra sala che sembra custodire il suo spirito è la Sala del Biliardo. Qui, diversi testimoni hanno avvertito la sensazione di non essere soli, un turista ha raccontato di aver percepito una piccola mano sfiorargli il braccio, come se qualcuno cercasse di attirare la sua attenzione. 

Si è voltato, ma la stanza era vuota.

C’è poi il mistero del disegno. Su una parete del castello, compare il volto di una fanciulla, tracciato da una mano ignota, gli esperti hanno analizzato l’immagine, ma nessuno è riuscito a stabilire chi l’abbia realizzata o quando, alcuni credono che sia opera dello stesso Parmigianino, altri che sia comparsa spontaneamente, quasi fosse un’impronta lasciata dallo spirito di Maria Costanza.

Non sono solo i visitatori a riportare strane esperienze. Anche le guide del castello hanno avuto incontri inquietanti, una sera, dopo un evento, una delle guide stava chiudendo il castello quando sentì un tonfo sordo provenire dal sottotetto, era come se qualcosa di molto pesante fosse caduto. 

Ma non c’era nessuno al lavoro, e il sottotetto era chiuso a chiave. 

In un’altra occasione, una guida sentì distintamente un forte scalpiccio di passi lungo un corridoio deserto. Quando si voltò, il silenzio era assoluto, ma una finestra, che era stata chiusa poco prima, si trovava ora spalancata.

Chiunque entri nella Rocca Sanvitale ne percepisce la presenza, non è minacciosa né è maligna, è come se la piccola Maria Costanza non riuscisse a lasciare i luoghi che amava tanto in vita, forse cerca ancora l’abbraccio dei suoi genitori, forse vuole solo ricordarci che, anche nella morte, la bellezza e l’innocenza non si perdono mai del tutto.

E così, ogni notte, quando il castello si immerge nel silenzio, sembra che il tempo si fermi, il rumore dell’acqua nel fossato, il fruscio del vento tra le mura, e poi… un lieve scalpiccio, un sussurro, una risata. 

La Rocca Sanvitale vive. 

Vive nei suoi affreschi, nei suoi specchi, e nell’eco di una bambina che non ha mai veramente lasciato quelle stanze.


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