Il monastero maledetto dei monaci del diavolo

Il monastero maledetto dei monaci del diavolo


A Sicignano degli Alburni, vicino a Salerno, si trova un monastero abbandonato risalente al XVII Secolo, un tempo era abitato dai frati benedettini, ma dal 1973 è abbandonato e in rovina. Il monastero custodisce una strana e incredibile storia di maledizioni, misteriose sparizioni e fantasmi che gli è valso il soprannome “Convento dei monaci del diavolo”


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Il monastero venne costruito vicino a Sicignano degli Alburni, un paese tra la Valle del Tanagro e le grotte dei monti Alburni, alla fine del 1600 e si narrava che la sua fondazione fosse avvenuta sotto una buona stella, dato che, secondo la leggenda, fu Dio stesso a scegliere il luogo dove l’abbazia avrebbe dovuto sorgere.

Mai previsione fu più sbagliata.

Nemmeno un secolo dopo, infatti, l’oscurità calò sul monastero, rendendolo teatro di fatti orribili.

Tutto ebbe inizio quando, nel 1720, un giovane affamato, ferito e molto provato bussò alla porta del convento, chiedendo asilo, se i monaci avessero saputo che, da lì a poco, sarebbero precipitati in una spirale di orrore, probabilmente non avrebbero aperto, ma la regola benedettina era chiara: dare ospitalità e sicuro riparo a tutti i pellegrini.

I monaci lo accolsero e, nonostante l’uomo fosse visibilmente deperito, si mise a disposizione e iniziò a lavorare come tuttofare del monastero in cambio di cibo e di un posto dove dormire e, con il passare del tempo, il giovane si ambientò così bene, che prese i voti.

La vita del monastero apparentemente scorreva tranquilla, al giovane, che aveva preso il nome di Giovanni, dopo anni di stenti, sembrava vivere in un sogno, ma sfortunatamente le storie che raccontiamo non finiscono mai bene e da un giorno all’altro il sogno si scontrò con la dura realtà.

La vita nel monastero non faceva al caso del ragazzo, anche perché la sua vocazione era dovuta più alla necessità, che a una vera e propria chiamata, per cui, in un momento di debolezza, si invaghì di una bella contadina di Sicignano.

Secondo la leggenda, questo amore, diede inizio ad una serie di spaventosi eventi che culminarono con la terribile maledizione che si abbatté sul monastero.

I due iniziarono a incontrarsi in segreto, finché non vennero scoperti in modo casuale dai monaci e furono puniti per il loro peccato carnale.

Il ragazzo fu rinchiuso nelle segrete del monastero, in modo da poter espiare il suo peccato, alla ragazza invece andò molto peggio, fu infatti prima torturata con l’accusa di essere una strega ammaliatrice, poi fu condannata al rogo.

Morta la donna i monaci decisero di liberare il giovane, pensando che avesse espiato il suo peccato, invece, l’odio covato durante la prigionia, lo avevano trasformato in un diavolo.

Il periodo di segregazione lo aveva riportato ad essere il ragazzo cupo e malaticcio che aveva bussato alle porte del monastero tempo prima, smise la tonaca monacale e ne indossò una completamente nera e teneva costantemente il cappuccio abbassato. 

Il Priore si stava convincendo che Giovanni stesse impazzendo, ma che in fondo fosse innocuo, al contrario molti monaci iniziarono a provare un senso di crescente inquietudine sia in sua presenza, che in sua assenza, i monaci infatti si sentivano osservati anche se lui non era presente.

Ma la situazione peggiorò ancora.

Numerosi monaci sparirono dal convento, per primi quelli che avevano materialmente partecipato al processo della fanciulla e, dopo lunghe ricerche, alcuni di questi, i più fortunati, furono trovati morti, degli altri nessuno ne seppe più nulla e nel monastero iniziò a circolare la voce secondo la quale Giovanni avesse stretto un patto con il demonio.

Un giorno il corpo del Priore fu trovato smembrato nel giardino, altri monaci furono uccisi in modo brutale: chi impalato, chi annegato sul fondo del pozzo oppure bruciato vicino al camino, perfino chi tra i paesani si avvicinava al convento, periva di una morte orribile.

Un giorno in paese arrivò un nobile che era in viaggio di nozze insieme a sua moglie, si fermarono e chiesero ospitalità nel monastero, non si sa bene cosa successe quella notte, ma la mattina dopo, la carrozza del nobile fu vista vagare per Sicignano con il solo cadavere dell’uomo con la testa fracassata. Della moglie non si ebbero mai più notizie.

Il Re di Napoli, Carlo di Borbone, allarmato per la situazione di terrore che si stava creando, mandò le sue guardie nel monastero che catturarono e giustiziarono Giovanni, impiccandolo ad una quercia nei pressi del convento

L’uomo in punto di morte lanciò una potente maledizione: chiunque si fosse avvicinato alle mura del monastero, sarebbe morto tra atroci sofferenze. E, secondo alcuni racconti anche di un recente passato, questa maledizione continua a sopravvivere.

Si dice anche che da allora il suo spettro incappucciato vaghi ancora fra quelle mura in cerca di sangue e vendetta, oppure è solo alla ricerca fella sua amata…



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