C'è un luogo, nel cuore delle Marche, dove il tempo sembra essersi fermato, le pietre, i cortili, le facciate eleganti raccontano storie di potere e di cultura, ma se ti soffermi a osservare oltre le ombre della notte, potresti cogliere qualcosa di più. Il Palazzo Ducale di Urbino, simbolo magnifico del Rinascimento italiano, non custodisce solo opere d'arte e testimonianze storiche, ma tra le sue mura, nei riflessi pallidi della luna piena, vive una leggenda che sfida il silenzio del passato. Una figura evanescente condannata a ripetere in eterno il suo ultimo compito.
Il Palazzo Ducale di Urbino domina la città con la sua imponenza, una silenziosa testimonianza della grandezza del Rinascimento italiano e dell'ambizione senza limiti di Federico da Montefeltro, questo edificio, che oggi attira migliaia di visitatori, nasconde nelle sue mura secoli di segreti e intrighi, un passato che sussurra storie a chi è disposto ad ascoltarle.
Federico, uomo di rara cultura e straordinaria raffinatezza, concepì il Palazzo come il cuore pulsante della sua "città ideale", un progetto grandioso che avrebbe trasformato Urbino in un modello di perfezione rinascimentale, eppure, prima della sua visione, la residenza ducale era poco più di un modesto palazzo arroccato sul colle meridionale, collegato a un castellare che si affacciava minaccioso sul precipizio verso Porta Valbona.
Un luogo austero, quasi sinistro, che sembrava riflettere più le lotte per il potere dei Montefeltro che l'armonia ideale di un principe illuminato.
Le origini del Palazzo si intrecciano con la volontà del conte Antonio da Montefeltro, nonno di Federico, che scelse di stabilirsi accanto al Duomo, fu poi Guidantonio, il figlio, a dare forma a un palazzetto modesto, la cui facciata si estendeva lungo quella che oggi è piazza Rinascimento.
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Ma con l’arrivo di Federico, ogni traccia del passato fu sopraffatta dalla sua ambizione, così il Palazzo crebbe in altezza e potenza, diventando il simbolo di un’epoca.
Ma anche Palazzo Ducale ha un lato oscuro, la residenza non è solo testimone della grandezza rinascimentale, perchè, tra sue mura e nei cortili perfettamente simmetrici, si annida qualcosa che sfugge al tempo e alla ragione.
Si narra di una presenza, tanto misteriosa quanto inquietante, che si manifesterebbe nelle notti di plenilunio estivo, ed è il fantasma più conosciuto di Urbino, non il più famoso, perché dal 2014, con ripetute segnalazioni di undici diversi testimoni il fantasma di Raffaello sarebbe stato avvistato per le vie della città ducale, ma questa è un’altra storia che prima o poi racconteremo.
Questo spettro sarebbe quello di una domestica che, in costume rinascimentale, apparirebbe nel cortile del Palazzo Ducale tenendo tra le mani un secchio e un panno bianco, si racconta che attraverserebbe il cortile tre o quattro volte con un’andatura lenta, ma inesorabile, prima di scomparire tra i muri.
Non si sa chi fosse in vita questa donna, né cosa la leghi a queste mura eppure, la sua figura è stata avvistata più volte dai visitatori.
Il rumore lieve dei suoi passi, accompagnato dal chiarore della luna, sembra farla emergere dal passato, come se il Palazzo in qualche modo la trattenesse a sè, intrappolata in un’eternità fatta di gesti ripetuti.
Alcuni parlano di un’antica colpa, di un tradimento o di un incidente mai confessato, ma non ci sono prove, c’è solo la sua immagine, che nelle notti estive si riflette nelle ombre e si dissolve prima dell’alba.
Il rinascimentale Palazzo Ducale, simbolo di cultura e potere, custodisce anche questo segreto, forse meno nobile, ma sicuramente interessante: una serva condannata a una presenza perpetua, che, con il suo secchio e il suo panno bianco, continua un lavoro che non troverà mai fine.
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