L'abisso di ChiarĂ²

C'è un luogo nascosto, lontano dagli sguardi indiscreti del tempo e della modernitĂ , un posto dove il silenzio si fa palpabile, quasi opprimente, e l'acqua ferma riflette non solo il cielo, ma anche i segreti sepolti sotto la sua superficie. Lì, tra i mormorii delle fronde e il sussurro del vento, si cela una leggenda antica quanto le pietre, una storia che parla di dannazione senza redenzione e di un abisso senza fondo, che inghiotte tutto ciĂ² che tocca. Il lago Aiso non è solo uno specchio d'acqua, ma la tomba di un'anima perduta e la culla di un mistero che, da secoli, si ripete senza mai svelarsi del tutto.

L'abisso di ChiarĂ²


Nell'ombra di un passato remoto, quando i giorni erano scanditi dal rintocco delle campane e le notti si popolavano di creature invisibili, viveva un uomo conosciuto da tutti come ChiarĂ², il suo nome riecheggiava nelle valli e nelle colline non per onori o per grandi gesta, ma per la sua avarizia, un male che gli si era attaccato all'anima come una malattia incurabile. 

ChiarĂ² non era un uomo di fede, anzi, il suo cuore batteva solo per l'oro, e ogni sua azione era dettata da una cupidigia che non conosceva pietĂ , nemmeno per le sacre festivitĂ .

Il giorno di Sant'Anna, il 26 luglio, che il calendario segnava come sacro e inviolabile, il sole si levĂ² alto nel cielo, e l'aria era pregna del profumo del grano maturo, era una giornata calda, soffocante, una di quelle che sembrano allungarsi fino a sfiorare l'eternitĂ , ma per ChiarĂ² quel giorno non era diverso dagli altri. 

Le sue mani callose, abituate alla dura fatica, non avevano intenzione di fermarsi, e la sua mente era focalizzata solo sul guadagno e, nonostante le suppliche della moglie, donna devota e timorata di Dio, che lo pregava di rispettare la festa, ChiarĂ² si ostinĂ² a far lavorare i suoi braccianti nei campi.

Quella mattina le porte del granaio si aprirono come al solito, mentre le macine cominciavano a girare, sorde al richiamo della sacralitĂ , la moglie, disperata, si ritirĂ² in preghiera, sperando che Dio potesse toccare il cuore del marito, ma ChiarĂ² rideva di quei riti, e con un sorriso crudele comandava i suoi uomini, obbligandoli a trebbiar il grano, ignorando ogni segnale divino, ogni avvertimento che la natura sembrava voler dare.

E fu allora che accadde l'inevitabile. 

Un silenzio innaturale calĂ² su quei campi, come se il mondo intero avesse trattenuto il respiro, i lavoratori si fermarono, colpiti da un terrore senza nome, mentre ChiarĂ², ignaro o forse semplicemente incredulo, continuava a impartire ordini. 

Fu in quel momento che un angelo apparve alla moglie di ChiarĂ², la creatura celeste, avvolta in un bagliore accecante, la avvertì di fuggire al piĂ¹ presto: il suolo sotto la casa, quella casa costruita su peccato e sacrilegio, si sarebbe presto aperto, inghiottendo tutto ciĂ² che vi si trovava sopra.

La donna, pallida e tremante, corse dai suoi figli e, senza esitazione, li prese con sĂ©, fuggendo lontano dalla dimora maledetta, pochi istanti dopo, con un rombo che sembrava provenire dalle viscere della terra stessa, la casa di ChiarĂ² fu inghiottita da una voragine oscura, che si aprì come la bocca di un mostro affamato.

L'acqua, che fino ad allora aveva dormito tranquilla sotto la superficie, si riversĂ² nel buco, colmando lo spazio vuoto e trasformandolo in un lago profondo e scuro, che da quel giorno fu chiamato l'Abisso.

Ma la tragedia non si fermĂ² lì. 

La donna, che correva disperata con i figli stretti al petto, sentì un altro sussurro dell'angelo, questi la ammonì di abbandonare il suo bambino piĂ¹ piccolo, predicendole un futuro di malvagitĂ , un futuro che avrebbe ripetuto i peccati del padre. 

La donna, straziata dal dolore e dalla paura, gettĂ² il bambino, e dove questo cadde, la terra si aprì di nuovo, creando un secondo lago, piĂ¹ piccolo, che fu chiamato Aisillo.

La leggenda narra che, ogni anno, nel giorno di Sant'Anna, chi si avvicina al lago Aiso puĂ² vedere, se il cuore è puro e l'anima pronta a sopportare il peso della veritĂ , le travi della casa sommersa, ancora intatte sotto la superficie cristallina. 

Ma non è solo la vista a essere coinvolta. 

Se il silenzio è abbastanza profondo e l'ascoltatore abbastanza attento, si possono udire i lamenti di ChiarĂ², la sua voce roca e disperata che guida ancora le cavalle, come se fosse condannato a ripetere in eterno quel lavoro sacrilego, secondo altri, quelle grida sono suppliche rivolte a Dio, preghiere che chiedono perdono, ma che non troveranno mai risposta.

Ma la storia ha una seconda versione.

Alcuni raccontano che, in quel giorno maledetto, non fu un angelo a predire la fine di ChiarĂ², ma un frate, o addirittura San Pietro in persona, che passando di lì si fermĂ² a rimproverare il contadino per la sua sfacciata violazione del giorno santo. 

La risposta di ChiarĂ² fu un insulto, e fu allora che il frate, con uno sguardo di pietra, decretĂ² la sua condanna, il suolo si squarciĂ², la casa affondĂ², e le acque salirono come un'onda di vendetta, coprendo tutto con la loro gelida coltre.

La moglie, l'unica a salvarsi, fuggì con il neonato tra le braccia, ma come nella prima versione, anche qui il frate le ordinĂ² di abbandonare il bambino, obbediente, la donna lasciĂ² cadere il piccolo, e subito la terra si aprì sotto di lui, creando il secondo lago. 

E ancora oggi, nel giorno di Sant'Anna, si dice che le grida di ChiarĂ² risuonino dal fondo dell'Aiso, chiamando il suo nome, come se cercasse una via di fuga da quell'abisso che lui stesso aveva creato.

Di prove concrete di questa storia non ne esistono, eppure, chi visita il lago Aiso non puĂ² fare a meno di sentirsi osservato, come se gli occhi invisibili del contadino dannato scrutassero dal fondo delle acque, e ogni anno, il numero di avvistamenti e di strani eventi cresce, alimentando una leggenda che, come le acque del lago, non trova mai pace.

In questo angolo dimenticato del mondo, il lago Aiso continua a raccontare la sua storia, sussurrando di colpe antiche e di anime dannate, a chiunque abbia il coraggio di ascoltare. 


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