L'ombra di Sora Laura

L'ombra di Sora Laura

Nel cuore antico di Città di Castello, dove ogni pietra sussurra segreti e le mura custodiscono memorie di un tempo remoto, sorge un palazzo che sembra trattenere nel suo silenzio più di quanto non voglia rivelare. Il Palazzo Vitelli, con la sua bellezza rinascimentale e le sue opere d’arte, attrae visitatori da ogni dove, ma pochi sanno che dietro quelle eleganti facciate, dietro gli arazzi e le tele preziose, si cela un’oscura leggenda. È la storia della Sora Laura, un nome che ancora oggi evoca sussurri e inquietudine tra gli abitanti del luogo. La sua è una storia d’amore, di tradimento e di sangue, una storia che non si è mai davvero conclusa.

Era il 1536 quando Alessandro Vitelli, condottiero temuto e rispettato, decise di erigere un palazzo degno del suo nome e della sua stirpe, sposato con la nobile Angela Paola dei Rossi di San Secondo Parmense, Vitelli cercava di consolidare il suo potere e il suo prestigio in una città che ormai considerava sua. Palazzo Vitelli alla Cannoniera, sorto sulle ceneri di una vecchia fonderia, prese il nome dalle artiglierie che un tempo venivano forgiate in quel luogo, ma anche dalla potenza e dalla forza che Vitelli intendeva incarnare.

Eppure, quella dimora fastosa non fu costruita solo per esaltare la gloria della famiglia Vitelli, in quelle sale ornate da affreschi e marmi pregiati, l’uomo nascondeva un segreto che avrebbe segnato per sempre il destino di quelle mura. 

Non passò molto tempo prima che Vitelli convincesse la moglie a trasferirsi in un’altra delle loro proprietà, il Palazzo Vitelli a San Giacomo, lasciando la Cannoniera in un silenzio ingannevole, fu allora che entrò in scena lei, Laura, una giovane di umili origini, ma di una bellezza che poteva far vacillare anche l’anima più salda.

Laura, o Sora Laura come veniva chiamata con rispetto e timore in città, si stabilì nella Cannoniera, facendo di quel palazzo il suo regno segreto, Alessandro, incantato dalla sua giovinezza e dalla sua grazia, le dedicava il tempo che sottraeva alla moglie, vivendo con lei una passione proibita e avvolta nel mistero. 

Ma il destino, come spesso accade nelle storie che raccontiamo, aveva in serbo un piano diverso.

Con il passare del tempo, Vitelli era costretto a lunghe e frequenti assenze, lasciando Laura sola in quella grande dimora, circondata solo da eco lontani e ombre mute, all’inizio, la giovane si dedicava al ricamo, creando con le sue mani fazzoletti finemente decorati, forse sperando che quell’attesa si colmasse presto con il ritorno del suo amante, ma la solitudine può essere una compagna crudele, capace di insinuarsi nella mente e nel cuore, trasformando il desiderio in tormento.

Tutte le storia ambientate in Umbria

Un giorno, mentre osservava dalla finestra il mondo che continuava a scorrere senza di lei, Laura notò un cavaliere passare sotto il palazzo, la sua figura, elegante e fiera, la colpì come un fulmine, e in un impulso incontrollabile, lasciò cadere uno dei suoi fazzoletti ricamati, un gesto semplice che però cambiò per sempre il corso della sua vita. 

Il cavaliere raccolse quel fazzoletto e, alzando lo sguardo, incrociò gli occhi di Laura, fu l’inizio di un legame pericoloso, un gioco d’amore e di morte che avrebbe trascinato entrambi verso l’abisso.

Mentre l’amante segreto di Laura continuava a visitarla, il suo cuore si riempiva di un terrore crescente, ogni incontro era avvolto da una nube di ansia, un presentimento oscuro che la consumava, temeva il ritorno di Alessandro Vitelli, temeva che il suo tradimento venisse scoperto e che l’ira del condottiero si abbattesse su di lei come una tempesta. 

E così, accecata dalla paura, Laura prese una decisione che avrebbe macchiato la sua anima per l’eternità.

La notte in cui tutto cambiò era avvolta in un silenzio irreale, come se la stessa città trattenesse il respiro, Laura, con il cuore martellante nel petto, attese l’arrivo del cavaliere e, quando l’uomo varcò la soglia del palazzo, un sorriso rilassato sul volto, ignaro della sorte che lo attendeva, Laura lo guidò attraverso le stanze buie, fino a una botola nascosta, coperta da un tappeto. 

Senza esitare, spinse l’amante in quel pozzo di morte, le urla dell’uomo si spensero rapidamente, soffocate dalle lame che lo attendevano in fondo.

Il sangue che macchiava il pavimento del palazzo divenne solo il primo di una serie di crimini, Sora Laura, ormai avvolta dalla follia, iniziò a ripetere il suo macabro rituale, seduceva giovani uomini, li attirava nella sua trappola e li gettava nella botola, cancellando ogni traccia della loro esistenza. 

Si dice che nei mesi successivi, diversi ragazzi di Città di Castello scomparvero senza lasciare traccia, inghiottiti da quel palazzo che era diventato una tomba silenziosa.

Ma il destino, ancora una volta, si rivelò implacabile. 

Angela Paola dei Rossi, moglie tradita e ormai consapevole delle infedeltà del marito, venne a conoscenza delle nefandezze di Laura e la gelosia, alimentata dall’odio, prese il sopravvento: decise che l’amante di suo marito doveva pagare per le sue colpe, e così assoldò un sicario per porre fine alla vita della donna che le aveva rubato l’amore di Vitelli.

La notte dell’assassinio fu carica di tensione. 

Laura, ignara del destino che l’attendeva, si aggirava per il palazzo, forse ancora tormentata dai fantasmi delle sue vittime, quando il sicario entrò, non vi fu nessun grido, nessuna lotta, solo il suono sordo di un coltello che si infilava nella carne e il sangue che, ancora una volta, macchiava le pietre del Palazzo Vitelli alla Cannoniera.

Da quella notte, si dice che lo spirito di Laura non abbia mai lasciato il palazzo. 

Gli abitanti di Città di Castello raccontano di averla vista aggirarsi nei corridoi, un’ombra evanescente che cerca disperatamente pace, alcuni giurano di aver sentito il sussurro del suo nome, portato dal vento, o di aver percepito una presenza fredda alle loro spalle mentre esploravano le sale, altri ancora affermano di aver udito, nelle notti più buie, il suono di un fazzoletto che cade, seguito dal gemito di una porta che si apre.

Il Palazzo Vitelli alla Cannoniera rimane lì, splendido e minaccioso, un monumento al passato e un monito per il futuro, le sue stanze, illuminate dalla luce del giorno, appaiono accoglienti e maestose, ma al calare della notte, quando le ombre si allungano e il silenzio diventa opprimente, la leggenda della Sora Laura ritorna, come un antico incubo che non vuole svanire.

Chissà se un giorno il fantasma di Laura troverà pace, se riuscirà a redimersi dalle sue colpe e a liberarsi da quella maledizione che l’ha legata per sempre a quelle mura, ma fino ad allora, chiunque si avventuri nel Palazzo Vitelli alla Cannoniera farebbe bene a ricordare la storia di Laura, la giovane che amava troppo e che per amore perse tutto, anche l’anima.


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