La Fata del Castello d’Evoli

Nel borgo di Castropignano, tra le maestose mura del Castello d'Evoli, si cela un segreto avvolto dall'ombra del tempo. Tra l'eco dei lamenti notturni e la triste danza delle fate nel bosco, la veritĂ  si dissolve nelle spirali d'ombra, mentre il passato risveglia antichi misteri, attirando viaggiatori desiderosi di svelare il destino intricato di coloro che hanno osato sfidare il fato. 

Nel suggestivo borgo di Castropignano, vicino a Campobasso, il tempo sembra essersi fermato per lasciar spazio alla maestositĂ  del Castello d'Evoli. Costruito nel lontano XIV secolo, questo imponente maniero sorge su un costone roccioso, offrendo una vista panoramica mozzafiato sulla campagna circostante.

 Ma l'importanza di questo castello va ben oltre la sua imponente struttura: per quasi due millenni è stato un baluardo fondamentale lungo il tratturo Lucera-Castel di Sangro, un percorso ideale per la transumanza, un tempo cuore pulsante dell'economia locale. Qui, la nobiltĂ  locale trovava la propria ricchezza, basata sulle attivitĂ  armentizie che animavano il territorio.

La storia del castello è un intreccio affascinante di dominazioni e trasformazioni: originariamente eretto durante il periodo longobardo, il castello fu poi ristrutturato e fortificato dai normanni nell'XI secolo, ma è nel XIV secolo che la famiglia d'Evoli entra in scena, impadronendosi del territorio di Castropignano e della rocca stessa, dominio che mantenne fino alla fine del XIX secolo, fino alla fine dell'era feudale.

Nei secoli successivi, il castello subì ampliamenti e trasformazioni, cambiando destinazione da fortezza militare a sontuosa residenza signorile, e nel 1636 raggiunse il suo massimo splendore, testimonianza tangibile della grandezza della famiglia d'Evoli.

 Una leggenda che avvolgeva quei maestosi muri narrava di un'incredibile opulenza, tanto vasta da dare vita a una curiosa tradizione: si diceva che in quel castello ci fossero ben 365 camere da letto, un'interminabile scacchiera di stanze dove i padroni di casa, come in un gioco enigmatico, ne abitassero una diversa ogni notte dell'anno. 

Non si può sapere con certezza se quel numero folle fosse veritiero, ma la grandiositĂ  della struttura lasciava intendere che il numero reale di stanze dovesse essere imponente. 

Ma il tempo, implacabile, ha lasciato il suo segno anche sul Castello d'Evoli. 

Dopo anni di abbandono, finalmente sono in corso lavori di restauro e consolidamento, restituendo al maniero la sua antica bellezza, oggi, il castello accoglie visitatori provenienti da ogni angolo d'Italia, desiderosi di immergersi nella storia e nella magnificenza di questo luogo incantato. 

E così, tra le mura di pietra cariche di storia, il tempo continua a fluire, portando con sĂ© i racconti di un passato glorioso e affascinante, ma anche strano e misterioso e dato che a noi piace raccontare storie strane e misteriose, ci siamo appassionati alla leggenda della Fata del Castello. 

La denominazione “Cantone della Fata” evoca l'ombra di una pastorella di Castropignano soprannominata Fata per la sua bellezza incantatrice, si narra che fosse stata promessa sposa di un giovane del borgo, con cui avrebbe coronato il suo sogno d’amore. 

Ma le storie di fantasmi, quelle che raccontiamo qui, non prevedono il lieto fine, e anche per Fata ed il suo giovane innamorato, il destino aveva altri piani. Il giorno delle nozze, la giovane fu condotta al Castello sotto la minaccia del Duca che reclamava il suo ius prime noctis. 

Fata, tremante di terrore, rifiutava l'idea di cedere a questa ingiusta pretesa e, per evitare il disonore, fuggì disperata verso la vetta della scura rocca accanto al Castello, inseguita dalle guardie, e, senza via di fuga, preferì la morte, gettandosi nel vuoto da quel precipizio che da allora fu noto come il Canteaggio della Dama. 

Le leggende, fedeli al loro credo, non si fermano mai alla veritĂ  apparente ed alle facili spiegazioni, esse si moltiplicano e si fondono come spirali d'ombra. 

La voce del popolo sussurra di notti di luna piena, in cui l'eco del lamento della giovane Dama sembra ancora percorrere l'aria, implorando il nome del suo promesso. 

Si dice anche che a volte, nelle fitte boscaglie circostanti, si possa scorgere il suo corpo, trasportato dalle fate del bosco, in un balletto di mistero e dolore.


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