La Valle dei Sette Morti

La Valle dei Sette Morti


A metà strada tra Chioggia e Pellestrina, ad una sessantina di chilometri da Venezia, sull’ultima propaggine della laguna, prima di ritrovare la terraferma e poi scendere a sud verso il Delta del Po, si racconta una storia antica dai toni cupi, è la leggenda della Valle dei Sette Morti.

Era una notte tranquilla e, al largo dell’isola di Pellestrina, sette pescatori erano intenti a tirare in barca le reti, felici che fossero così pensanti. Si profilava una fruttuosa nottata di pesca, ma non andò così: tra le maglie delle reti i pescatori non trovarono pesci, ma il corpo gonfio di un cadavere.

Impietriti dalla paura, ma consci che non avrebbero potuto ributtare il cadavere in acqua, lo tirarono a bordo, lo stesero sul ponte coprendolo con un telo e poi, colti da una terribile tempesta, non riuscendo a governare la barca, cercarono riparo, raggiungendo una vicina valle in mezzo alla laguna.

Erano impauriti ed infreddoliti, ma tra le canne, riuscirono a scorgere una casa scarsamente illuminata. Nel cason abitava un ragazzo solo, affamato ed infreddolito quanto e forse più dei sette pescatori, Zaneto era il suo nome e il giovane, all’arrivo dei pescatori, scattò in piedi dalla gioia andando loro incontro ma i sette lo ignorarono completamente, come fosse un fantasma.

Entrati nell’edificio, i sette accesero il fuoco e cominciarono a prepararsi una polenta, mentre il povero Zaneto, rintanato in un angolo, assisteva alla scena senza poter intervenire. Quando la polenta fu pronta, gli uomini cominciarono a divorarla avidamente e lo stomaco del ragazzo iniziò a brontolare reclamando la sua parte, ma i pescatori non lo degnarono di uno sguardo.

Alla fine Zaneto si fece coraggio, si alzò dal suo nascondiglio e andò a chiedere un boccone.

I pescatori risposero, ridendo e scherzando, di andare a chiamare l’uomo che si trovava profondamente addormentato in barca e, se fosse riuscito a tornare con lui, allora gli avrebbero offerto un pezzetto di polenta.

Zaneto allora, insieme al suo cane, raggiunse di corsa l’imbarcazione, scosse l’uomo disteso sul ponte ma non riuscì a svegliarlo in alcun modo, per cui tornò a riferire ai pescatori di non essere riuscito ad assolvere al suo compito. I sette uomini, ridendo, insistettero e ordinarono al bambino a tornare nella barca:

“Se vuoi un pezzo di polenta, devi prima andare a svegliare il nostro compagno che sta dormendo in barca e portarlo qui!”

 Il povero giovane, spinto dalla disperazione, ritornò alla barca e implorò il cadavere disteso di risvegliarsi e, dopo tanti inutili tentativi, incredibilmente il morto tornò in vita, improvvisamente aprì gli occhi, si voltò verso Zaneto e gli accarezzò la testa.

Il giovane rientrò in casa, accompagnato dal morto redivivo, i pescatori continuarono a ridere di lui, fino a quando non videro alle sue spalle l’uomo che credevano morto.

Il quel momento smisero di ridere ed una paura immensa li travolse: davanti a loro c’era uno dei “soldati santi” con san Giorgio e san Demetrio, venuto per giudicarli. Il Santo puntò il suo dito accusatore su ognuno di loro e mentre elencava i loro peccati, i pescatori caddero impietriti ed uno a uno si tramutarono in pietra.

Come di pietra era stato il loro cuore, insensibile alla compassione. Sembravano tutti morti dal terrore.

Il bambino ed il cane furono gli unici ritrovati in vita e questa fu la storia che raccontò ai soccorritori: era stato il cadavere ripescato in mare ad uccidere i marinai, usando come arma solo la forza della sua voce e li aveva giustiziati come punizione per i loro peccati.

Solo lui ed il cane erano ancora in vita, perché erano gli unici due esseri senza peccato all'interno della casa.

Da quel giorno quel braccio d'acqua tra Chioggia e il mare aperto fu ribattezzato come "la Valle dei Sette Morti" e si racconta che ancora oggi quel luogo risuoni delle voci dei morti che chiedono il perdono per i peccati commessi in vita.



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