L'eterna illusione della Fata Morgana

L'eterna illusione della Fata Morgana


Lo stretto braccio di mare che separa Sicilia e Calabria è stato da sempre teatro di naufragi dovuti soprattutto a cause naturali, che il folklore locale ha trasformato in mostri giganti o streghe subdole. Si dice che proprio in queste acque praticasse la sua infida arte una delle più grandi incantatrici di tutti i tempi: la Fata Morgana.

Tempo di lettura 3 minuti e mezzo - Puoi anche ascoltare la storia dalla Voce dell'Alchimista, video in fondo al racconto, oppure tramite il Podcast di Amazon

Leggendo il ciclo arturiano, è impossibile non incontrare Morgana, che di Artù era la sorellastra, la madre Igraine l’aveva avuta dal primo marito, il duca di Cornovaglia ed era legata al fratellastro da un sentimento sempre in bilico tra l’odio e l’amore. Era una guaritrice ed era stata allieva di Viviana, nota anche come la Dama del Lago e Sacerdotessa Madre di Avalon ed è legata ad una storia strana e misteriosa divisa tra Calabria e Sicilia.

Dopo una sanguinosa battaglia Artù era rimasto ferito gravemente e Morgana, impietosita dalle condizioni del fratellastro, lo aveva accompagnato ai piedi dell’Etna affinché saldasse la sua spada Excalibur.

Durante la permanenza in Sicilia, affascinata da quelle magiche terre, decise di rimanere e costruì un castello, si dice di cristallo, nelle profondità marine dello Stretto di Messina.

Ma Morgana era in fondo cattiva e dal suo paradiso cercava di studiare metodi su come ingannare ingenui navigatori che si trovavano ad attraversare lo Stretto. Usava la sua magia per creare visioni ammalianti, in modo che, perdendo la rotta, i marinai andassero a infrangersi con le loro imbarcazioni lungo la costa, trovando la morte tra le braccia della fata.

Si racconta che un Re Barbaro che giungeva dalla Calabria voleva attraversare lo Stretto per raggiungere la Sicilia ammaliato dalle bellezze che vedeva da lontano, ne sentiva i profumi ed era affascinato dai colori di quelle fiamme che si elevavano in alto dal monte.

Mentre osservava l’altra sponda, gli apparse una splendida donna che lo convinse di essere in grado di farlo arrivare l’altra sponda velocemente e mentre gli parlava, il Re incantato vedeva la Sicilia proprio a un passo da lui, il sole era alto nel cielo, l’aria era calda, il mare era calmo e l’uomo si gettò in mare pensando che in poche bracciate, sarebbe arrivato alla sua meta.

Ma era solo un’illusione e, appena si gettò in acqua, annegò.

Tempo dopo, la data è incerta, probabilmente attorno all’anno 1061, anche Ruggero il Normanno, un antenato dello Stupor Mundi Federico II di Svevia, desideroso di conquistare la Sicilia, che da tre secoli era sotto la dominazione araba, si affacciò sulla costa calabrese, ma, non possedendo un’ imbarcazione, non sapeva come attraversare lo stretto.

Anche in questo caso, mentre pensava a come fare, gli apparve dalle acque Morgana tra profumi inebrianti che cercò di convincere Ruggero e i suoi uomini ad attraversare il braccio di mare, nello stesso modo in cui aveva convinto il Re dei barbari.

Ma, a differenza del pagano, il re normanno era un credente e non si lasciò trarre in inganno neppure dalla visione di un vascello che lo aspettava nelle tranquille acque dello Stretto, per cui lasciò la fata al suo destino e rimandò a tempi successivi la conquista della Sicilia.

Nel 1643 un religioso, Padre Angelucci, sosteneva di aver visto i prodigi della Fata: il mare che si gonfia e diventa come cristallo sul quale compaiono immagini di uomini e di città, al tempo si credeva che spesso Morgana uscisse dalle acque dello stretto a bordo di un vascello d’argento trainato da sette cavalli e nel momento della sua uscita dall'acqua getta tre sassi e fa dei segni nel cielo.

In quel momento il mare iniziava a ribollire.

Per questo fenomeno esiste una spiegazione scientifica, ma non è questa la sede giusta per raccontarla, noi preferiamo sederci sulla costa della della Calabria e lasciarci ammaliare dai paesaggi e dai profumi inebrianti che questa terra ci può regalare.



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