I fantasmi di Paolo e Francesca nel Castello di Gradara

I fantasmi di Paolo e Francesca nel Castello di Gradara


A volte capita di leggere una poesia, oppure di ascoltare una canzone, molto nota, di quelle che abbiamo sempre in testa, senza sapere però da dove venga, perché ci sono poesie e canzoni che vengono da storie vere, realmente accadute anche brutte, come questa, che è la vera storia di Paolo e Francesca.


Tempo di lettura 4 minuti - Puoi anche ascoltare la storia dalla Voce dell'Alchimista, video in fondo al racconto, oppure tramite il Podcast di Amazon

Nel canto V dell’Inferno Dante giunge nel girone dei lussuriosi e lì incontra due anime dannate, che lo colpiscono perchè, a differenza delle altre, procedono l'una accanto all'altra.

Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende 
prese costui de la bella persona 
che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona, 
mi prese del costui piacer sì forte, 
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte: 
Caina attende chi a vita ci spense.

Sono le anime di Paolo e Francesca, la cui punizione è quella di essere trasportati dal vento per l’eternità, la coppia è il simbolo di amore e di sfida, di passione e di peccato. E questa è la loro storia.

Francesca da Polenta, conosciuta anche come Francesca da Rimini, nata intorno al 1260, era figlia di Guido da Polenta, Signore di Ravenna ed era conosciuto come una fanciulla di bell’aspetto e di animo nobile e gentile, ma fu protagonista di una triste storia d’amore.

Francesca nel 1275 fu costretta a sposare il quasi trentenne Giovanni Malatesta, Podestà di Pesaro e fedele alleato del Signore di Ravenna, detto Gianciotto, che letteralmente significa Giovanni Zoppo, un uomo dall’aspetto orribile a causa di una malformazione fisica.

Si narra che quando Gianciotto fu convocato a Rimini per conoscere la futura sposa, mandò al posto suo il fratello Paolo Malatesta, un giovane gentile e di bell’aspetto e, nonostante fosse già sposato con Orabile Beatrice, figlia dei Conti di Giaggiolo, si innamorò di Francesca e fu da lei ricambiato.

Il loro rapporto andò avanti in gran segreto per qualche mese, ma Gianciotto, avvertito dai suoi servitori, pensò di coglierli in flagrante, invece la sua vendetta fu più crudele: lasciò il Castello di Gradara dove la coppia di sposi risiedeva e finse di partire per affari, ma fece ritorno quasi subito e sorprese moglie e fratello insieme.

Paolo provò a scappare, ma Gianciotto aveva perso la ragione, si scagliò contro il fratello e tentò di colpirlo con la spada, ma Francesca gli fece da scudo con il corpo, restando trafitta a morte.

La fine di Paolo fu rimandata di poco, perchè Gianciotto, dopo averlo catturato, lo fece cadere in uno dei tanti pozzi a rasoio disseminati nel castello ed il suo corpo fu abbandonato intrappolato per anni.

Si racconta che nelle notti senza luna lo spirito di Francesca cammini senza sosta sulle mura merlate del castello, con lo sguardo rivolto all’orizzonte alla ricerca dell’amor perduto, altre volte pare che corra, con i capelli svolazzanti come fossero colpiti da un vento improvviso.

Anche Paolo è nella rocca, ma molto lontano dalla sua amata il suo spettro si manifesterebbe come una nebbiolina bianca che tenterebbe di risalire dai sotterranei del castello in cerca della sua Francesca.

C’è chi sostiene che la tragedia di Francesca da Polenta si sia consumata in questo castello, ma non per tutti è sicuro che qui fu trucidata assieme all’amato Paolo dal marito, a riprova del fatto di sangue, c’è solo il racconto immortalato da Dante nel quinto canto dell’Inferno: due giovani che si sono innamorati leggendo le pagine della storia d’amore tra la regina Ginevra e Lancillotto, subendone la stessa sorte.




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