Ai piedi dei monti Tifatini, vicino a Caserta, c’è un piccolo e grazioso borgo medievale, un posto ideale per le strane storie che raccontiamo. Passeggiando per i vicoli del paese è possibile imbattersi in un fantasma molto famoso, ma non solo, Casertavecchia è il borgo delle fate.
Casertavecchia è un piccolo gioiello medioevale arroccato su una collina a meno di 4 chilometri dalla Reggia di Caserta, fondato dai Longobardi fu ampliato dai signori che lo hanno governato durante il periodo normanno e svevo.
Ogni pietra, ogni vicolo, ogni angolo di questo borgo nasconde il ricordo di una storia o di una leggenda e ce ne sono di strane e misteriose che ruotano attorno al duomo.
Il Duomo di Casertavecchia, costruito tra il 1113 e il 1153, è il principale luogo di culto di tutto il borgo, è conosciuto anche come chiesa di San Michele Arcangelo, la chiesa conserva tombe, cappelle e colonne dalla storia centenaria, ma soprattutto racchiude al suo interno un magico segreto.
La navata centrale di San Michele Arcangelo è delimitata da 18 colonne che, insieme ai capitelli, sembrano essere fuori posto, si dice che provengano da un’antica costruzione romana a valle della collina.
Al tempo delle incursioni saracene i paesi vicino al mare si svuotarono e gli abitanti cercarono rifugio sulle alture vicine, con il tempo utilizzarono i materiali a valle per costruire Casertavecchia, comprese le 18 colonne monumentali.
Al tempo non c’era la tecnologia adatta per effettuare il trasporto delle colonne e, non riuscendo a comprendere il mistero, cominciarono a girare strane storie su chi avesse aiutato gli abitanti.
Sui monti Tifatini vivevano delle fate che, vedendo i costruttori in difficoltà, corsero in loro aiuto, ogni fata trasportava uno dei pesanti blocchi monolitici di marmo in bilico sulla testa fino al monte per rendere il Duomo unico e speciale.
Ascolta la Voce dell'Alchimista - il Podcast con le Storie Inspiegabili su Amazon Music
Casertavecchia ha con fate e spiriti un rapporto speciale, quella delle colonne di San Michele Arcangelo non è l'unica strana storia del luogo, c’è n'è un’altra più triste e malinconica legata al castello, di cui attualmente rimangono solo le mura e l’imponente torre normanna, che si dice essere infestato da secoli da un fantasma.
Secondo la leggenda, lo spettro sarebbe l’anima inquieta di Siffridina Gentile, moglie di Tommaso di Lauro, conte di Caserta e consuocera di Federico II di Svevia, che in vita era molto legata a Casertavecchia.
All’arrivo dei d’Angiò nel Regno di Napoli, Siffridina, poiché non nutriva simpatie per il nuovo re, spinse il nipote a ribellarsi ai francesi e ad unirsi a Corradino di Svevia, ma il re Carlo la fece catturare e la condannò al carcere a vita.
Sola e abbandonata, la donna più che la prigionia, scontata nel Castello Svevo di Trani in Puglia, soffrì la lontananza dal suo amato borgo casertano. Era a Casertavecchia che aveva lasciato il suo cuore e la sua anima, mentre il suo corpo invecchiava nella prigione pugliese fino a quando morì nel marzo del 1279, all’età di ottant’anni.
Solo dopo la sua morte, lo spirito liberato dal peso del corpo, fu libero di tornare a Casertavecchia, trovando dimora nella torre normanna del castello.
Quando è buio e regna il silenzio e la quiete, si possono percepire il passaggio di Siffridina e udire i suoi lamenti di sofferenza per essere stata allontanata per tanto tempo da Casertavecchia.
0 Commenti