La bellina di Erice

La bellina di Erice


Le leggende popolari essendo tramandate oralmente non hanno mai un solo autore, anzi, con il tempo, il racconto tende a trasformarsi in uno più fantastico grazie a chi continua a raccontarlo, cercando di dare un senso a fatti che non sempre si riesce a comprendere. Ne è un esempio la storia della Bellina di Erice.




Tempo di lettura 4 minuti - Puoi anche ascoltare la storia dalla Voce dell'Alchimista, video in fondo al racconto

A Erice, un paese vicino a Trapani, si racconta la leggenda di un fantasma che compare di notte, che si confonde tra le lunghe ombre dei vicoli o strisciando al sole torrido della canicola.

Lo spettro ha una forma sinuosa e nera, come quella di un serpente e si affaccia tra le antiche pietre e richiama la storia triste della donna più bella mai vissuta in questa parte di Sicilia.

Intorno al XIII secolo a Erice viveva una giovane fanciulla che apparteneva a un nobile casato, aveva lunghi capelli lisci e neri ed era praticamente impossibile resisterle, gli uomini, infatti, si innamoravano di lei, ma lei li rifiutava uno dopo l’altro.

Bellina, questo era il suo soprannome rimaneva tutto il giorno affacciata alla finestra di casa, scrutando il mare e l’orizzonte in attesa del ritorno dell’unica persona che avesse veramente mai amato.

L’uomo era un soldato che tempo prima era partito per una guerra e prima di partire le aveva fatto dono di un anello, era la sua promessa di matrimonio, il suo pegno di felice ritorno.


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Ma come spesso accade nelle storie di fantasmi che raccontiamo, anche le storie d’amore non hanno un lieto fine e l’uomo non fece mai ritorno a casa, ma Bellina, innamorata e devota, non smise di aspettarlo.

Tra gli spasimanti della ragazza c’era anche un barone, che, come gli altri, venne respinto, ma il nobile, per nulla rassegnato dal rifiuto della ragazza, grazie all’aiuto di un gioielliere, riuscì a entrare in possesso dell’anello della fanciulla, la ricattò promettendo di restituirlo solo in cambio di un bacio, il quale, grazie all’incantesimo eseguito dal mago, avrebbe fatto in modo che la Bellina si innamorasse immediatamente di lui.


All’appuntamento fissato, vedendo il barone che lei resisteva a ogni sua lusinga, lanciò l’anello in un cespuglio di rovi e se ne andò, Bellina in preda alla disperazione, si mise a cercarlo.

La giovane si mise alla ricerca del suo pegno d’amore e, dopo tanta fatica, le sembrò di vederlo in mezzo a un cespuglio particolarmente intricato, ma, provando a prenderlo, si punse con una spina e, per effetto del sortilegio del mago, si tramutò in una biscia nera.

La magia oscura evocata, che aveva condannato per sempre la Bellina, non risparmiò nemmeno il barone, che, trascinato da una schiera di demoni vendicativi, finì negli Inferi.

Da allora si dice che la Bellina si aggiri tra rovi e case abbandonate, condannata a essere una biscia per sempre, dopo essere stata l’oggetto del desiderio di molti ragazzi di Erice.




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