Le storie che raccontano di cacce al tesoro hanno un fascino magnetico e più questi tesori sono misteriosi e difficili da trovare, più gli uomini sembrano esserne attratti. Questa è la storia del tesoro del castello di Graines e di come l’essere umano si faccia vincere dall’avidità e dalla cupidigia.
Tempo di lettura 4 minuti - Puoi anche ascoltare la storia dalla Voce dell'Alchimista, video in fondo al racconto
Gli scenari idilliaci della Valle d’Aosta regalano immagini di un mondo che sembra immobile, magico, quasi incantato e i castelli disseminati per tutto il territorio, raccontano storie di signori locali, gesta eroiche e grandi imprese, ma anche strane storie, quelle che amiamo raccontare.
Il castello di Graines, il cui aspetto definitivo risale all’XI secolo, domina la Val d’Ayas nel punto dove si allarga in ampie distese di prati e di boschi e, dallo sperone di roccia sul quale è abbarbicato, vigila sul torrente dell'Evançon.
Il castello fu costruito su un punto strategico, perché, oltre ad essere il luogo ideale per organizzare una valida difesa per la valle, la posizione sopraelevata gli permetteva di controllare tutto il vasto territorio circostante.
Oggi dell’antico castello rimangono visibili solo i resti della chiesa romanica, dedicata a San Martino ed i muri perimetrali che ne delimitano l’unica navata.
Le mura del castello, come spesso accade, nascondono storie che rimangono in bilico tra realtà e leggenda, una in particolare racconta di un fantastico tesoro e un ragazzo tanto coraggioso, quanto avido e sfortunato.
Nel corso della sua lunga vita, il Castello di Graines, originario del VI secolo, ha spesso avuto dei signori dispotici e crudeli, che, si dice, avessero accumulato grandi ricchezze, nascondendole in una caverna segreta, nascosta da qualche parte sotto la costruzione.
Molti hanno dedicato la propria vita alla ricerca del tesoro, ma nessuno è mai è riuscito a portarlo alla luce, o forse si.
Si racconta che un giovane mandriano fosse riuscito a trovarlo.
La leggenda racconta che, una notte in sogno, una voce angelica gli svelò l’esatta posizione del tesoro, ma lo avvertì che, una volta dentro, avrebbe dovuto lasciare la caverna prima del canto mattutino del gallo.
Il ragazzo prontamente si precipitò nel punto che gli era stato indicato e, aperta una botola, si trovò di fronte un tesoro incredibile: nella caverna c’erano monete e coppe d’oro e d’argento, spille, corone e pietre preziose, coltelli cerimoniali, diamanti, ciondoli e diademi.
Abbagliato dallo sfavillio dell'oro e delle gemme che a mucchi riempivano la grotta, il ragazzo indugiò a contemplare quelle favolose ricchezze, perdendo la cognizione del tempo, il gallo cantò e la botola si chiuse.
L’avidità aveva condannato il mandriano all’oblio, di lui non se ne seppe più nulla.
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