Chiunque scriva una storia lo sa, è difficile fare paura un bel mattino di maggio in un prato fiorito, non è detto che non si possa, ma è più difficile; è più semplice creare una situazione di paura quando ci sono una serie di elementi giusti che concorrono a creare la situazione giusta.
Tempo di lettura 3 minuti e mezzo - Puoi anche ascoltare la storia dalla Voce dell'Alchimista, video in fondo al racconto
Buio, silenzio totale, magari un rumore lontano e possibilmente un’ambientazione strana che abbia fama di luogo maledetto, che sia bello o degradato poco importa, basta che sia considerato fuori dal normale. La palazzina di Doberdò, vicino Gorizia, pur non avendo questi ingredienti è una casa maledetta.
La casa di Doberdò del Lago è un’ordinaria palazzina di due piani situata al civico 9 di Piazza San Martino e non avrebbe nulla degli elementi che possano creare situazioni di paura, ma si dice che chiunque abbia contatti con questa casa, in un modo o in un altro, abbia fatto una brutta fine.
La storia della palazzina maledetta inizia nel 1959 quando all’interno di uno degli appartamenti morirono due gemelli di pochi giorni, figli del proprietario dell’immobile, uccisi, secondo i medici, dalla polmonite.
Erano stati dimessi da pochi giorni dall’ospedale, ma giunti a casa, iniziarono a star male e a indebolirsi, purtroppo così deboli e malati, non riuscirono a superare le fredde notti invernali.
Non si hanno notizie di altri eventi tragici per circa cinquant’anni, ma la casa possedeva già la sua aura maledetta per i fatti che abbiamo raccontato, ma d’improvviso le cose cambiarono.
Nel 2009 in quella palazzina, nel giro di pochi giorni ci sono state 3 morti senza spiegazioni: la prima vittima fu Annamaria Ferletic, un’infermiera di 51 anni, che il 4 luglio, senza alcun motivo, accoltellò il figlio Cristian e, credendo di averlo ucciso, si suicidò recidendosi l’arteria femorale e morendo dissanguata.
Il figlio, per fortuna, riuscì a salvarsi, ma il motivo del gesto rimase sconosciuto, colleghi e amici la dipinsero come una donna gioviale e allegra, ma l’atto sembra essere stato compiuto da una persona affetta da un grave stato depressivo.
Annamaria abitava al primo piano, sullo stesso pianerottolo risiedeva la famiglia Ponzetta, di cui faceva parte Kevin di 17 anni che, tredici giorni dopo, mentre faceva un giro in moto con l’amico Michele Visintin sulla Provinciale 15, perse improvvisamente il controllo del mezzo e con esso la vita.
Michele, morto anche lui nell’incidente, abitava con la sua famiglia al piano terra della stessa palazzina di Piazza San Martino esattamente sotto la casa di Kevin.
Ancora non è finita: appena 4 giorni dopo l’incidente di Kevin e Michele, un quarantaduenne si suicidò impiccandosi nella propria abitazione al piano terra della stessa casa, era lo zio di Michele, che si tolse la vita per motivi sconosciuti.
Dopo questi casi così ravvicinati, che hanno sconvolto il paese e non solo, non si sono avute altre notizie, come se la casa avesse, sebbene temporaneamente, placato il suo desiderio di sangue.
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