Amina, il fantasma triste del Castello di Trani

Amina, il fantasma triste del Castello di Trani


Le storie di fantasmi affondano nelle tradizioni popolari, ma hanno quasi sempre origine da eventi storici e sono anche ricche di riferimenti alla cultura popolare del luogo. Ne è un esempio la leggenda del triste fantasma di Amina che vaga nel Castello di Trani alla ricerca del suo amore perduto



Il Castello di Trani fu fatto costruire tra il 1233 e il 1249 dall’imperatore Federico II di Svevia, l’edificio, lo conosciamo bene, ha ospitato le nozze del figlio di Federico II, Manfredi ed Elena degli Angeli e fu breve rifugio della donna inseguita da Carlo d’Angiò. Ma a questo castello è legata anche un’altra storia, quella di Armida.

La leggenda narra che Armida, una giovane donna dagli occhi azzurri e dai capelli scuri, fosse spostata con il signore del castello, ma, come spesso accadeva, non amava il suo sposo.

Il matrimonio rendeva la giovane triste e cupa, ma tutto cambiò quando trovò la felicità tra le braccia di un bel cavaliere di cavaliere di passaggio, ma durò poco e, come abbiamo visto in altre storie di fantasmi, il lieto fine ai due amanti non fu concesso.

I due vennero scoperti dal marito di lei che, reso folle dalla gelosia, si volle vendicare: dapprima trovò e pugnalò a morte il giovane cavaliere, ma per la donna aveva un piano molto più crudele.


In preda alla follia punì la moglie fedifraga rinchiudendola in una cella nei sotterranei del castello e lì la povera e donna si lasciò morire di stenti, vittima della tristezza e dallo sconforto.

Da allora il suo fantasma vaga per il castello alla ricerca dell’amore perduto.

Si dice che il fantasma di Armida apparirebbe con indosso un vestito grigio scuro, il viso ben riconoscibile nella sua giovinezza ed i capelli lunghi e neri e i suoi occhi sarebbero di un azzurro penetrante.

Sfortunatamente non vi è traccia di Amina nelle cronache di Trani, l’unico riferimento si trova nel poema epico “La Gerusalemme liberata” di Torquato Tasso, opera scritta durante il dominio spagnolo di Carlo V e sono in molti a pensare che Amina fosse in realtà la contessa di Caserta Sifridina, tenuta prigioniera nelle segrete del castello dal 1268 al 1279 per aver cospirato contro gli Angioini.

La storia della prigionia ricalca quasi perfettamente quella di Amina, l’unico dettaglio che differisce è che la carcerazione non fu dovuta ad una storia d’amore e gelosia, ma la contessa fu sorpresa a complottare contro gli Angioini.

Una prova dell’identità storica di Amina è proprio il nome che potrebbe derivare dal celtico “Armis“, il cui significato indica una “Donna forte e combattiva“, Sifridina ha vissuto anni in una torre fredda e umida e preferì morire piuttosto che tradire i propri principi.

È molto probabile, pertanto che con il passare dei secoli la figura storica e quella letteraria si siano confuse e sia nata la storia della triste principessa incarcerata per amore.

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