Chi è La Berta? La leggenda del volto pietrificato di Santa Maria Maggiore

Chi è La Berta La leggenda del volto pietrificato di Santa Maria Maggiore


Nel cuore di Firenze, andando a visitare la chiesa di Santa Maria Maggiore e passando all’angolo con Via de’ Cerretani, non è insolito sentirsi osservati. Alzando gli occhi, tra i mattoni, si può notare incastonato in un muro della torre campanaria della chiesa il busto di una donna, i fiorentini la chiamano La Berta e attorno al motivo per cui si trovi li, sono fiorite molte leggende.




Tempo di lettura 4 minuti - Puoi anche ascoltare la storia dalla Voce dell'Alchimista, video in fondo al racconto

La storia più affascinante è ambientata nella Firenze del 1327 e ha come protagonista Francesco Stabili di Simeone, detto Cecco d’Ascoli, uno scienziato, astrologo e alchimista nato nel 1269 in provincia di Teramo e trasferitosi nella città di Dante, del quale si dice fosse amico.

In quel particolare periodo storico, lo studio dell’astrologia e dell’alchimia erano spesso la via maestra per il rogo, infatti Cecco lo aveva sfiorato già una volta a Bologna, quando pubblicò il Tractatus in sphaeram, che era in contrasto con i principi della fede, senza contare che nel libro era incluso anche un oroscopo di Gesù Cristo. 

Ma a Firenze, dove era stato nominato astrologo e medico di corte presso il duca angioino Carlo di Calabria, aveva attirato su di sé molte invidie e nuovamente le attenzioni della Santa Inquisizione per il trattato scritto qualche anno prima. E questa volta, probabilmente per via di un inasprimento della linea repressiva inaugurata dal nuovo Papa Giovanni XXII, per Cecco non ci fu possibilità di salvarsi.

La sentenza venne resa pubblica il 15 settembre 1327 nel coro di Santa Croce: il giorno seguente il condannato sarebbe stato arso nella pubblica piazza, insieme a tutte le sue opere.

Il 16 settembre Cecco fu costretto a sfilare per le vie della città e, durante il percorso che lo avrebbe portato al patibolo, passando nei pressi della Chiesa di Santa Maria Maggiore, si fermò stremato e iniziò a implorare dell’acqua.

Una donna che seguiva la processione da un balcone affacciato su Via Cerretoni urlò alla folla, ordinando di mettere da parte pietà e misericordia e non dare da bere al condannato, poiché, secondo le credenze popolari di allora, l'uomo, che era un potente alchimista, nonché servo del demonio, avrebbe potuto salvarsi dalle fiamme del rogo anche solo bevendo un po' d'acqua.

Ci fu uno scambio di battute: “Se beve, non brucia” urlò la donna dal balcone e Cecco dalla strada profondamente adirato, scagliò una terribile maledizione: “E tu di lì il capo non caverai mai”.

E così è stato.




Esiste un’altra versione, meno magica di questa dove si racconta che il volto raffigurato sarebbe di una fruttivendola di campagna che decise di donare i propri averi a Santa Maria Maggiore per realizzare una campana che avvisasse i mercanti dell'apertura e della chiusura delle porte cittadine. 

Come segno di riconoscenza, i fiorentini decisero di dedicarle il piccolo busto presente ancora oggi sulla facciata della chiesa.

In realtà, questa testa sembrerebbe essere uno dei numerosi resti di una delle statue romane che nel periodo medievale furono utilizzate per abbellire ulteriormente i palazzi e gli edifici della città, che sono rimaste ancora oggi.

Al di là delle reali origini della statua trovo molto suggestivo questo racconto dove la storia si mescola alle tradizioni popolari, alle leggende ed alla magia e immagino che da adesso, ogni volta che qualcuno passerà in Via de’ Cerretani, alzerà lo sguardo per porgere un saluto alla Berta.




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