La figura della strega esiste da sempre nella nostra cultura, la stregoneria è presente nell’immaginario collettivo e culturale fin dall’antichità, sebbene il ricorso a pratiche occulte sia esploso soprattutto nel Medioevo. Proprio in quel periodo in Friuli, vicino a Trieste, si è cominciato a raccontare le storie delle Varvuole
Tempo di lettura 5 minuti - Puoi anche ascoltare la storia dalla Voce dell'Alchimista, video in fondo al racconto
Grado è un delizioso borgo lagunare, noto anche con il nome di Isola del Sole, con una storia lunga più di 1600 anni e il suo fascino antico si respira ancora oggi nel caratteristico centro storico, tipico di un borgo marinaro: le calli, i campielli, le case in pietra, ma anche le casette colorate dei pescatori vicino al Porto Mandracchio.
Questo antico porto era ed è il cuore pulsante di Grado, è il posto dove arrivano e da dove partono i pescherecci ogni giorno, ed è proprio qui che nasce la leggenda delle streghe Varvuole.
Molto tempo fa la piccola città di Grado doveva difendersi dai continui attacchi di feroci pirati che provenivano dalla vicina Dalmazia, gli Uscocchi, che nel Cinquecento erano considerati il terrore dell’Adriatico.
Gli Uscocchi erano popolazioni cristiane provenienti dalla Bosnia, che, nella loro fuga dalla avanzata turca, si erano dapprima stabilite lungo la costa, solo in seguito si trasformarono in razziatori del mare a danno non solo di Grado, ma anche di Venezia e di Dubrovnik, tanto da spingere infine la Serenissima ad una guerra contro di loro, ma questa è un’altra storia.
Alla popolazione di Grado gli Uscocchi incutevano timore perché erano molto bellicosi e ben armati con i paradenti in ferro e i gambali di legno, tuttavia suscitavano anche molta curiosità per via delle ampie gonne che indossavano, tipiche nello stile della moda turca di allora.
Con il passare degli anni, soprattutto dopo il 1617, anno della sconfitta dei pirati ad opera di Venezia, nei racconti della gente, gli Uscocchi da reale pericolo si trasformarono in leggenda e storie di paura. E cosa fa più paura di una strega? In questo modo nacquero le Varvuole, le Streghe del mare.
Queste erano streghe spaventose, giungevano dal mare vestite di stracci e avevano i capelli che sembravano fili di ferro e occhi come due tizzoni ardenti, nessuno degli abitanti del borgo voleva incappare in una di loro, perché erano solite urlare in maniera spaventosa e rapire i bambini.
Il loro arrivo era annunciato da Zef, il banditore che aveva il compito di suonare il tamburo, camminando per le vie della città, per annunciare l’arrivo delle Varvuole e dare l’allarme.
Le Streghe giungevano dal mare a bordo delle tipiche barche di laguna, le batele e. una volta a terra, si aggiravano per il borgo emettendo suoni terrificanti, alla ricerca dei bambini.
La popolazione di Grado però era pronta, al passaggio del banditore tutti rientravano nelle loro case, strofinavano le finestre con aglio e versavano acqua santa in ogni angolo della casa per proteggersi.
Le Varvuole allora si limitavano ad aggirarsi curiose e passeggiare per calli e campielli e tra le case di Grado, stordite dall’odore forte dell’aglio e si tenevano ben distanti dalle loro prede.
I bambini allora correvano in riva al mare cantando “Freghè co l’agio che non la vegna a ciaparve e portarve via”, per vedere se qualche Varvuola avesse avuto il coraggio di avvicinarsi ai borghi marinari.
Ogni anno, il 5 gennaio a Grado si rinnova la leggenda. Arrivano le Varvuole al Porto Mandracchio e si incamminano per i vicoli del borgo, alla ricerca dei bambini da portare in un mondo lontano. Eppure le Varvuole non riescono mai nel loro intento. Sarà perché l’aglio ha da sempre dei poteri magici, capaci di far scappare lontano anche i personaggi più crudeli che si possano incontrare lungo la via.
Pertanto, a quelle streghe ogni anno non rimane che dissipare il loro maleficio davanti a tutti, esibendosi in una danza, detta “la danza delle batele”.
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