La storia di San Panfilo, il patrono di Sulmona

La storia di San Panfilo, patrono di Sulmona


Le leggende sono quel luogo dove il reale e il meraviglioso si fondono, creando racconti che superano il tempo e, passando di bocca in bocca, diventano patrimonio culturale di tutti i popoli. La storia della conversione di San Panfilo e una di queste.



Tempo di lettura 4 minuti - Puoi anche ascoltare la storia dalla Voce dell'Alchimista, video in fondo al racconto

Chi si reca a Sulmona non può fare a meno di visitare la cattedrale dedicata al patrono della città: San Panfilo, che è vissuto attorno al VII secolo, fu eletto vescovo nel 682 e le cronache lo descrivono come persona di animo generoso e gentile, impegnato nella diffusione del cristianesimo tra i Longobardi.

Panfilo, prima di essere un fervente sostenitore del cattolicesimo, era nato pagano e la leggenda attorno alla sua conversione è una tra le storie abruzzesi più conosciute e intriganti.

Il VII secolo in Italia è stato un periodo di forti turbolenze: il cristianesimo, affacciatosi con l’Impero Romano, ormai sgretolato, si stava diffondendo, ma rimanevano ancora molte sacche di resistenza, per cui non era impossibile avere forti dispute anche all’interno della stessa famiglia.

Quando il giovane Panfilo decise di convertirsi al cristianesimo, il padre, che era di religione pagana, lo ripudiò, ma non solo: colto da una violenta crisi di rabbia decise di lavare quel peccato con il sangue del figlio.

Il padre costrinse il figlio a salire su un carro e a portarlo dal vicino borgo montano di Pacile fino alla valle, dove ancora oggi scorre il fiume Gizio, questo percorso avrebbe portato il giovane alla morte, perché quello di cui si parla è un tratto oltremodo impervio.

Quando il carro di Panfilo stava perdendo aderenza e tutto sembrava perduto, comparvero due angeli in suo soccorso. Questi sollevarono il carro e lo condussero sano e salvo nella vallata vicino al fiume.

Il giovane arrivò illeso e, rimasti senza parole, gli abitanti del luogo, lo nominarono capo della diocesi locale.

A testimonianza dell’accaduto, su un tratto della montagna, sarebbero visibili le tracce lasciate dai buoi e dal carro di Panfilo.

Secondo un’altra versione di questa storia, dopo essere stato ripudiato dal padre, Panfilo fu messo alla prova da Dio in persona che lo indusse a scendere da un carro a ridosso del dirupo.

Ma i prodigi di San Panfilo non finiscono qui: secondo la tradizione il Santo morì a Corfinio nel 700 e quattro chierici che ne ritrovarono il corpo, decisero di riportarlo a Sulmona, ma, durante il percorso, il feretro diventava sempre più pesante e, quando lo sforzo divenne insostenibile, i sacerdoti si fermarono stanchi e assetati.

All’improvviso in quel luogo apparve miracolosamente una fontana e, gridando al miracolo, venne costruita, proprio in quel punto, la cattedrale che porta ancora il nome di San Panfilo.






Posta un commento

0 Commenti