La Leggenda del Drago di Terni

La leggenda del drago di Terni


Sono tante le città in Italia che possono vantare origini leggendarie, tra queste c’è anche Terni, la cui storia sarebbe legata alla figura di un terribile Drago che è rappresentato nello stemma cittadino: un drago verde su fondo rosso.



Tempo di lettura 4 minuti - Puoi anche ascoltare la storia dalla Voce dell'Alchimista, video in fondo al racconto

La leggenda narra che un tempo un mostro orribile chiamato Thyrus, una specie di drago o serpente alato, dimorasse nei terreni paludosi presso la località chiamata «La Chiusa». 

Il serpente teneva in continuo terrore tutta la popolazione, gli abitanti della città di Terni morivano soffocati dall’alito pestifero che sprigionava il mostro, i dintorni erano poco sicuri e ben pochi erano coloro che potevano avventurarsi in un viaggio senza correre il rischio di essere assaliti.

A volte accadeva che il drago, probabilmente spinto dalla fame, arrivasse fino alle porte della città, così la popolazione doveva rinchiudersi nelle case. 

La situazione è diventata intollerabile, c’era un vero flagello in circolazione e il Consiglio degli Anziani che governava la città decise che era assolutamente necessario porvi rimedio.

Il Consiglio convocò un gruppo di valenti giovani chiedendo loro di affrontare il terribile drago, ma nessuno di loro ebbe il coraggio di affrontare la rischiosa impresa, accampando le più svariate scuse.

Quando ormai ogni speranza di liberarsi del drago era perduta e gli Anziani non sapevano più a che santo rivolgersi, si presentò al Consiglio un giovane appartenente alla nobile famiglia dei Cittadini: era rivestito di un’armatura lucidissima, baldanzoso e fiero, e pareva già pronto a misurarsi col drago.

Il Consiglio degli Anziani fu felice di accettare la proposta del giovane cavaliere, che partì per affrontare la fiera.


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Non fu una lotta facile per il cavaliere, per ben due volte il giovane trafisse la bestia, ma le ferite sembravano prodotte da uno spillo e non danneggiavano per nulla il drago, che al contrario ergendosi in tutta la sua mole, lanciava colpi devastanti.

La contesa sembrava già segnata, ma accadde che il sole si rifletté sull’armatura del giovane ed i lampi di luce che ne scaturirono abbagliarono il mostro, fu questione di un secondo, il giovane saettò la lancia con tutta la sua forza e, finalmente, trafitto da parte a parte, il drago stramazzò e rimase immobile per sempre.

La notizia si diffuse velocemente e la città intera, finalmente liberata dai problemi, festeggiò per giorni la ritrovata libertà e, in ricordo di questo avvenimento, si dice che Terni abbia voluto porre la chimera verde nel suo blasone.

I serpenti e i draghi mitici hanno una serie di significati completamente differenti l’uno dall’altro a seconda della zona in cui ci troviamo, in una zona come quella di Terni è evidente quale sia il ruolo di questo antagonista della città.

Come in molte regioni italiane gli insediamenti sorgevano su alture, per motivi strategici e spesso circondati da corsi d’acqua, per permettere un veloce approvvigionamento.

In quelle terre molte sono le città sorte già in epoca romana sui monti attorno al Nera e al Serra che costituivano una risorsa, ma anche un problema, per i proto-Ternani, quando esondavano allagando tutto.

Il fiume non è sempre un amico dell’uomo che abita nei suoi pressi, è un lungo e potente serpente d’acqua che aiuta, ma può portare alla morte in molti modi.

Per altri invece il drago sarebbe un’allegoria della malaria, che infestava i dintorni paludosi della città e che con il suo alone di morte spesso arrivava a lambirla. 

Il giovane cavaliere sarebbe la rappresentazione delle bonifiche che hanno prosciugato le paludi e liberato Terni e i suoi dintorni dalla malattia e la morte.




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