Il fantasma del monastero di Valle Christi: la suora murata viva a Rapallo

Monastero gotico di Valle Christi a Rapallo avvolto nella nebbia, luogo della leggenda della suora murata viva

C’è un sentiero che sale in silenzio tra gli ulivi e il vento, un tratto di Liguria che conosce l’odore dell’umido e del muschio, dove anche la luce pare restia a restare. È lì che sorge—o meglio, sopravvive—il monastero di Valle Christi. Un rudere gotico dimenticato da Dio e dagli uomini, ma non dalle voci. Perché in quel luogo, un tempo sacro, si è consumato qualcosa che ha lasciato un’impronta nera, più nera della pietra con cui è costruito.

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Lo vedi da lontano. In mezzo al verde, quella forma spezzata, austera, costruita con pietre scure che sembrano bagnate anche nei giorni d’estate. È il monastero di Valle Christi, nella frazione di San Massimo, a Rapallo. O almeno, quello che ne resta.

Quasi nessuno ci passa per caso. La strada che collega Rapallo a Ruta di Camogli lo sfiora appena, e anche chi ci arriva lo fa con un certo disagio, come se qualcosa lì intorno chiedesse silenzio, rispetto. O paura.

Risale al 1200. Per tre secoli fu casa per le monache cistercensi, donne abituate al rigore, al silenzio, alla penitenza. Poi venne il 1568, il Concilio di Trento, e con esso la chiusura. Nessuno però sa dire se fu solo per ordine ecclesiastico. Perché lì dentro era successo qualcosa. Qualcosa di irreparabile.

Non è leggenda. È memoria.

Si racconta di una suora. Una tra le tante. Il suo nome è scomparso, cancellato forse, o mai pronunciato. Ma la sua colpa no, quella è rimasta. Si era innamorata. Un pastore del luogo, si dice. Giovane, forse gentile. Non importa. Quello che importa è che lei, la suora, aveva ceduto. Aveva trasgredito. E il suo ventre, giorno dopo giorno, lo aveva reso evidente.

Una monaca incinta non era uno scandalo. Era un sacrilegio. E nel XIII secolo, certi peccati non si espiano con la preghiera.

La punizione fu lenta, definitiva. La murarono viva.

Lei e la sua bambina.

Chi l’ha deciso? Le altre monache? Un superiore? Nessuno lo sa. Nessuno lo vuole sapere. Ma da quel giorno, il monastero ha smesso di essere un rifugio e ha iniziato a respirare un’altra aria. Più fredda. Più pesante.

Le pietre non parlano, ma il vento sì. E chi ha avuto il coraggio di avvicinarsi giura di aver sentito quei lamenti. Lamenti di donna, di bambina. Non è il vento, no. Il vento non piange così.

Negli anni le testimonianze si sono moltiplicate. Ma ce n’è una, più recente, che mette i brividi. Tre ragazzini, attratti dalle voci, dalla leggenda, dalla voglia di vedere coi propri occhi. Era notte. Buia, pesante. Il monastero avvolto nella nebbia. Le torce tremavano tra le mani.

Appena entrati, il tempo si è fermato.

Uno dei sotterranei. Un suono. Debole. Poi più forte. Pianto. Lamento. Non umano, non animale. Qualcosa di più profondo. I tre ragazzi sono fuggiti. Non sono mai tornati.

E nessuno, da allora, ha più avuto il coraggio di scendere là sotto.

Cosa resta? I ruderi. Il silenzio. E quella domanda che nessuno ha il coraggio di fare ad alta voce: e se fosse tutto vero?

Chi ha visitato Valle Christi lo sa. Lì dentro, qualcosa è rimasto. Non una leggenda. Non una storia da raccontare a Halloween. Qualcosa che aspetta. Che si muove. Che piange ancora.

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2 Commenti

  1. Il gruppo di ricerca paranormale IPR aveva fatto un reportage proprio lì.

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    1. si, non solo, su youtube ci sono molti video in quel monastero

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