L’isola della Gaiola: tra storia e leggenda

L’isola della Gaiola: tra storia e leggenda


La Gaiola è un piccolo isolotto del Golfo di Napoli sulle cui sponde sorge una splendida villa, ma, nonostante il paesaggio molto caratteristico e affascinante, è disabitata da più di quarant’anni. Pare, infatti, che una terribile maledizione che colpisce proprietari e villeggianti aleggi sull’isola.



Tempo di lettura 4:30 minuti - Puoi anche ascoltar la storia dalla Voce dell'Alchimista, video in fondo al racconto

La Gaiola è una piccola isola nel Golfo di Napoli il cui nome, dal latino cavea, significa “piccola grotta”, sulle sue sponde sorge una meravigliosa villa ma, come abbiamo spesso visto, niente è come appare ed ogni cosa ha una storia segreta, sommersa, ben più vicina all’inferno che al paradiso.

Alle sue origini l’isola era nota come Euplea, che significa protettrice della navigazione e sicuro rifugio e per questo vi fu eretto un piccolo tempio; l’isola è così vicina alla costa da essere raggiungibile a nuoto in poche bracciate ed è ricca di storie e di leggende.

Tutti nel napoletano sanno che sulla villa e su tutto l’isolotto grava una terribile maledizione, la sfortuna la perseguita e macchia le sue coste con racconti sinistri e morti misteriose. 

Proprio per questo motivo la villa è disabitata da quarant’anni.

Andiamo alle origini della maledizione, alla fine del I secolo a.C. ai tempi dei romani sull’isolotto della Gaiola visse un uomo, un liberto di nome Publio Vedio Pollione, di cui non si sa molto, solo che allevava le murene in vasche scavate nel tufo e che amava l’isola in modo particolare, per cui ci costruì la villa. 

Come detto di Publio Vedio Pollione si sa ben poco, si sa delle le inimicizie dei suoi contemporanei anche, ma non solo, per quel modo terribile di punire gli schiavi, anche per colpe di poco conto: pare che li facesse gettare, vivi, in pasto alle murene, ma questa è un’altra storia.

La leggenda vuole che nelle vicinanze della villa di Pollione, sorgesse la scuola di magia di Virgilio, dove, secondo racconti medioevali, questi insegnava ai suoi allievi l’arte della magia, della creazione di pozioni e dell’alchimia. L’edificio è stato ben visibile, sebbene semisommerso, fino al XIX secolo.

Stando a quanto riportano le storie tramandate, la Gaiola si ritrovò sotto l’effetto di una terribile maledizione proprio per colpa di uno degli allievi del famoso poeta, la maledizione avrebbe portato, nei secoli successivi sfortuna e in alcuni casi morte a tutti gli abitanti dell’isolotto e della Villa costruita da Publio Vedio Pollione. 

La maledizione sarebbe stata così potente da superare il mare e penetrare il suo fondale, macchiandolo per sempre con l’influsso della magia nera.

Cominciamo a raccontare le storie legate all’isola ed alla villa, partendo dal 1871 quando Luigi Negri, fondatore della società italiana di pescicoltura, comprò l’isolotto per poi rivenderlo l’anno successivo, dato che la sua società era fallita.

Peggiore fu però la fine del secondo proprietario della Gaiola, Hans Braun, il cui cadavere venne ritrovato avvolto in un tappeto, assassinato in circostanze che non furono mai del tutto chiarite, mentre alla sua vedova Braun non andò meglio: sopravvisse al marito, ma per poco tempo, l’anno successivo annegò nel mare che circonda la bella e tremenda isola.

Passiamo al XX secolo, nel 1926 la villa era collegata alla terraferma da una teleferica e, in una notte di tempesta, il cavo si spezzò mentre una signora tedesca, Elena Von Parish, stava rientrando sull’isola. 

Elena venne trascinata nel mare e sparì per sempre, mentre i proprietari della villa Hans Praun e Otto Grumbach, che ospitavano la donna, furono talmente scossi dalla vicenda che si suicidarono, uno dei due dopo poco tempo dall’incidente, l’altro qualche tempo dopo essere tornato in Germania.

Nel 1950 Maurice Sandoz, la cui casa farmaceutica è tutt’ora famosa, convinto di essere finito in bancarotta, impazzì e morì suicida nel manicomio dove venne rinchiuso poco dopo aver vissuto nella villa di Pollione.

Qualcuno cercò di cambiare la fama sinistra della villa, per esempio il barone tedesco Paul Karl Langheim nel 1960 fece brillare di vitalità quell’angolo di Posillipo, organizzando feste ed incontri mondani, ma il costo di questa vitalità fu pesantissimo: Langheim finì rapidamente sul lastrico.

Negli anni Sessanta Gianni Agnelli comprò l’isola, ma, dopo breve tempo, la rivendette a Paul Getty, magnate del petrolio, conosciuto in Italia per il famoso rapimento del figlio nel 1973.

Nel 1978 l’isola passò a Gianpasquale Grappone, fondatore del Loyd Centauro, a lui non andò meglio: finì in galera travolto dai debiti ed il giorno in cui la villa fu messa all’asta, la moglie Pasqualina morì in un incidente stradale.

In più, i pescatori della zona raccontano che la villa sia frequentata dal fantasma di una donna morta negli anni ’20, in circostanze misteriose, dopo aver scoperto il tradimento del marito.

Se queste storie siano frutto di una maledizione millenaria, o solo di casualità, non lo sapremo mai, quello che è certo è che in Italia il mistero si intreccia alla razionalità, la storia al mito, così da ricordarci quanta ricchezza e quanta cultura hanno radici profondissime nel nostro territorio.




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