Benvenuto Cellini e i Diavoli del Colosseo

Benvenuto Cellini e i Diavoli del Colosseo


Non c’è turista che passi per Roma senza soffermarsi dinnanzi al Colosseo, l’Anfiteatro Flavio è di sicuro uno dei monumenti più noti al mondo, ma non tutti conoscono la sua anima nera. Questa è la storia di quando Benvenuto Cellini, celebre scultore e orafo fiorentino, evocò i demoni all’interno del Colosseo.



Che il mondo dei vivi fosse legato al mondo dei morti era un fatto noto fin dal tempo degli antichi romani, ma l’idea che dentro al Colosseo ci fosse una porta che conducesse all’inferno – e viceversa – cominciò a farsi largo soprattutto durante il Medioevo.

Nel XVI secolo, al tempo di Cellini, il Colosseo aveva fama di essere un luogo infestato ed abitato da demoni, sia per le molte vite che si erano spezzate nell’arena, che per l’esposizione di idoli pagani al suo interno, tanto da far credere di essere una delle porte dell’inferno.

L’orafo fiorentino racconta di essere andato una notte nel 1532 ad un rituale in compagnia di un prete siciliano esperto di negromanzia, per farlo incontrare con Angelica, la fanciulla di cui era infatuato.

Non c’è da stupirsi che il prete fosse anche mago, molti in quel periodo erano i preti che praticavano occultismo, anzi la coesistenza di magia e religione in una sola persona rendeva il prete un profondo conoscitore dei due mondi: quello della luce e quello dell’oscurità

Torniamo alla nostra storia, all'epoca Cellini era perdutamente innamorato della giovane siciliana, che si dice fosse bellissima, ma la relazione era fortemente contrastata dalla madre di lei, tanto che i due giovani si erano trovati separati e per ritrovarla, lo scultore decise di affrontare il rito.

Ma quella che doveva essere una cerimonia di evocazione degli spiriti dei morti si trasformò in qualcosa di molto diverso, lo stesso artista nelle sue memorie parla di una terribile invocazione di demoni che terrorizzarono gli incauti apprendisti stregoni convenuti nel Colosseo.

Dal racconto di Cellini si apprende che la notte era buia e, senza nemmeno la luce della luna, anche le stesse arcate del Colosseo sono poco visibili, il prete siciliano traccia a terra alcuni cerchi ed invita i presenti a entrare in quello più grande, in quel momento legioni di spiriti si risvegliarono dalle tombe e infestarono l’anfiteatro, tutto il Colosseo sembrava stesse andando a fuoco, e che le fiamme li stavano circondando.



A nulla valgono le invocazioni del medium, né le erbe di protezione che si era portato con sé, né il Sigillo di Salomone, considerato il più potente dei talismani, solo un evento imprevedibile allontanò l’orda di demoni.

Lo racconta lo stesso Benvenuto Cellini nelle sue memorie.

Ma Agnolo che aveva gli occhi fuori della testa dalla paura, come si mosse fece una tale strombazzata di scoregge, con così tanta abbondanza di merda, la quale potette più che la zaffetica. Il fanciullo a quel gran puzzo e a quel rumore aveva alzato un poco il viso, sentendomi ridere, e disse che i demoni se ne cominciavano ad andare in gran furia. Rimanemmo così fin quando suonarono i mattutini, quando il fanciullo ci disse che ne erano rimasti pochi, e tutti discosti

La terribile invocazione però porta i suoi frutti, l’orafo fiorentino riesce a ricevere la risposta alla domanda che aveva posto, gli viene detto dove e come relazionarsi con Angelica, mentre il prete negromante ottiene le indicazioni per trovare un favoloso tesoro sepolto sotto la città di Roma.

Non ci sono evidenze storiche che sia stato trovato alcun tesoro sepolto nella Città Eterna, né sulla veridicità del racconto che comunque è stato narrato in prima persona dallo scultore, ma questo non ha fatto altro che alimentare numerose leggende metropolitane attorno al monumento più affascinate della Città Eterna.


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